Oltre il deficit, la vita

by Sergio Segio | 26 Aprile 2013 6:39

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Nessuna folgorazione sulla strada di Damasco, ovviamente: si tratta solo di allentare un po’ la catena affinché i popoli prigionieri non soccombano definitivamente e continuino così a generare asset per i capitali finanziari.
Nel frattempo, il quadro politico-istituzionale del nostro Paese, con la rielezione di Giorgio Napolitano e l’avvio del governo di larghe intese, dimostra la crisi irreversibile della democrazia rappresentativa e il proprio arroccamento nel «Palazzo» al solo scopo di perpetuare le politiche di austerità  dettate dall’Unione Europea e dalle lobby finanziarie.
Occorre invertire la rotta. Questo ha mosso le oltre 250 persone che lo scorso 13 aprile a Firenze hanno fatto nascere il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale. 
Con due obiettivi concreti di lavoro: a) il rifiuto della trappola del debito, così come viene costruito dai diktat delle lobby monetariste italiane ed europee, e la proposta di avviare a livello nazionale e locale un’inchiesta popolare sulle cause dello stesso (audit), per deciderne assieme quale parte va rifiutata perché giuridicamente «illegittima» e «odiosa», e quale parte va ristrutturata secondo tempi e modalità  che non pregiudichino i diritti e il reddito delle popolazioni;
b) la socializzazione del credito, ribaltando la prospettiva di un paese come l’Italia che è passato da un controllo pubblico sul sistema bancario pari al 74% nel 1992 all’attuale zero per cento. Per questo diventa centrale la socializzazione della Cassa Depositi e Prestiti, azienda strategica del Paese con oltre 300 miliardi di attività , 235 dei quali frutto del risparmio postale di cittadini e lavoratori.
Tre giorni di iniziativa in tutti i territori sono stati già  fissati per il 16-17 e 18 maggio, mentre sono allo studio due leggi nazionali d’iniziativa popolare per aprire una nuova fase di alfabetizzazione popolare nel Paese sui temi del debito, della finanza e della democrazia.
Con una nuova consapevolezza : dopo anni di resistenza a valle sugli effetti delle politiche liberiste, è giunto il momento di risalire a monte riappropriandosi dei luoghi della decisionalità  collettiva e della ricchezza sociale. Perché se il debito è pubblico e la crisi mette tutti sulla stessa barca, tutte e tutti abbiamo il diritto di decidere la strada migliore per uscirne. Sottraendo pezzi sempre più ampi di società  agli impulsi famelici dei capitali finanziari e restituendoli, con intelligenza e determinazione, alla dignità  collettiva. 
* Attac Italia

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