Obama tradisce il disarmo nuove bombe atomiche sugli F-35 nelle basi italiane

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C’È spazio per l’apocalisse nella pancia degli F-35. Quei cacciabombardieri costosissimi e controversi sono il mezzo ideale per portare armi nucleari fin quasi sull’obiettivo, grazie alla capacità  Stealth, cioè all’invisibilità  ai radar. La prospettiva che i JSF italiani siano nelle condizioni di lanciare l’Armageddon è tornata di attualità  ed ha suscitato anche reazioni nel Parlamento italiano grazie alla decisione del Pentagono, di spendere undici miliardi di dollari per ammodernare il proprio arsenale di bombe atomiche. Il piano comprende com’è ovvio quelle stivate nelle basi americane all’estero, o in quelle alleate (ma sempre sotto il controllo Usa) grazie agli accordi di “Nuclear Sharing”. Gli accordi Italia- Usa, risalenti ai tempi della Guerra fredda e mai rivisti, sembrano sempre più “ingombranti”: lo confermano le manifestazioni contro gli impianti della stazione radio Muos a Niscemi, in Sicilia, dove anche ieri alcuni manifestanti si sono arrampicati sulle antenne per protestare contro le emissioni radio e il cantiere del “Grande orecchio”.
Questi stessi accordi prevedono anche l’uso della base di Aviano per la Us Air Force. È qui che sono stoccate le vecchie B-61, oltre che nella base italiana di Ghedi. Comprese quelle conservate in Germania, Belgio, Olanda e Turchia, sono in tutto 150-200 bombe. Ordigni antiquati, che però erano comunque al centro delle periodiche esercitazioni Nato, in cui in passato anche i piloti italiani si addestravano a caricarli e scaricarli sui Tornado. Barack Obama aveva preso l’impegno di non schierare nuove armi nucleari. Ma secondo gli analisti l’ammodernamento dei decrepiti ordigni B-61 in nuove B-61 Mk12 teleguidate, «è un aumento significativo delle potenzialità  nucleari statunitensi in Europa», come Hans Kristensen, esperto della Federazione scienziati nucleari, ha detto al britannico Guardian.
Il tecnico sottolinea che a bordo di un aereo a caratteristiche Stealth, le bombe teleguidate sono enormemente più letali: invisibile ai radar, l’aereo può penetrare profondamente oltre le difese avversarie e colpire l’obiettivo da più vicino, quindi con carica più ridotta e fallout radioattivo minore. In altre parole, la tentazione di usarle diventerebbe molto più forte.
Una minaccia che a Mosca prendono molto sul serio, e che porterebbe il nostro paese a essere in un certo senso sul “fronte”, visto che Belgio e Olanda hanno già  denunciato gli accordi di Nuclear Sharing e la Germania non ha nessuna intenzione di acquistare i caccia JSF. A meno di un accordo specifico, dunque, una parte della flotta italiana di F-35A dovrebbe essere spedita negli Stati Uniti perché la Lockheed equipaggi i caccia con gli avanzatissimi sistemi di puntamento per le nuove B-61 Mk12. L’aeronautica italiana fa rilevare che «gli assetti sotto comando e controllo Nato sono quelli destinati al servizio di sorveglianza dello spazio aereo, e per questa funzione lo Stato maggiore ha deciso di utilizzare gli Eurofighter». Una decisione in questo senso sembra destinata a rassicurare anche i paesi preoccupati per la minaccia: ma a questo punto resta da capire se abbiano ancora un senso gli accordi di Nuclear Sharing, o se invece l’Italia non li stia di fatto mettendo nel nulla, suggerendo che i suoi jet non userebbero mai armamenti atomici. Ma lo scenario ipotizzato è ancora poco chiaro: ad Aviano resterebbero comunque gli F-35 statunitensi dotati delle nuove bombe teleguidate, che possono essere usate come armi tattiche o strategiche, “graduandone” la potenza. Non è chiaro invece se a Ghedi, dove saranno schierati i caccia Stealth italiani, non verrà  più stoccata alcuna arma nucleare, o resteranno le vecchie bombe ormai inutilizzabili, o si procederà  invece alla sostituzione con quelle teleguidate. In questo caso, non si sa chi le dovrebbe usare, se l’Italia non ne ha di sue e se, come dice l’Aeronautica, sotto il comando Nato conferisce solo gli Eurofighter. In ogni caso, uno scenario che non tranquillizza gli analisti russi, e che viene considerato un passo avanti verso un nuovo riarmo generalizzato.


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