Nord Corea, il pasticcio dei finti studenti

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SEUL — C’è chi è pronto a tutto pur di dare un’occhiata «di là ». Di rubare un’immagine del regno eremita che spaventa il mondo, e minaccia di lanciare oggi, centounesimo anniversario della nascita di Kim Il-sung (1912-1994), «Presidente Eterno» della Corea del Nord, una salva di missili che potrebbero sorvolare tutta la Penisola per cadere chissà  dove: nel mare? In Giappone? Su una base americana come Guam? O la stessa Seul? In attesa dei sibili, da oltre l’ultima cortina di ferro (rovente) arriva una storia che in qualche modo macchia la reputazione della Bbc. Perché, pur di ottenere un visto da Pyongyang e l’autorizzazione a partecipare a un viaggio organizzato dal governo — unica possibilità  per superare legalmente la frontiera — il reporter John Sweeney si è finto un docente della London School of Economics, aggregandosi a un gruppo di studenti diretti proprio in Nord Corea.
La polemica è scoppiata quando, saputo che stava per andare in onda il documentario «rubato» che racconterebbe la vita sotto «una dittatura fanatica, paragonabile soltanto alla Germania di Hitler» (parole di Sweeney), il celebre istituto universitario ha protestato con la Bbc, chiedendo la sospensione del programma «per non mettere in pericolo futuri, possibili progetti di studio in Corea del Nord». In una email, le autorità  accademiche hanno contestato lo stratagemma del reporter, accusandolo anche di aver «messo in pericolo gli studenti, che comunque non erano stati informati a sufficienza».
Nonostante la richiesta della London School of Economics, correttamente esposta ieri dagli «anchor» che si sono susseguiti alla guida dei notiziari, la Bbc si è comunque rifiutata di bloccare il documentario, che dunque verrà  trasmesso questa sera nel corso del programma «Panorama». Sweeney, che era accompagnato dalla moglie e da un cameraman, sostiene di aver «rivelato ai ragazzi il minimo necessario perché non volevo rischiare che si tradissero, anche involontariamente». Le conseguenze sarebbero state gravissime: arresto immediato e possibili accuse di «spionaggio». In Nord Corea i giornalisti raramente ottengono visti di ingresso: chiunque entri nel Paese è seguito da vicino, ma un reporter occidentale è comunque guardato a vista. Chiaramente, tutto questo avrà  delle conseguenze. Mentre gli studenti hanno già  ricevuto lettere minacciose, è probabile che l’intero sistema delle visite accademiche verrà  rivisto.
Non si scherza con il regime. Come sanno bene i sudditi del giovane leader Kim Jong-un che, malgrado le aspettative, ha cambiato ben poco nella vita della gente comune. Così, per sopportare le privazioni di un’esistenza al servizio della patria, c’è chi riesce a procurarsi dvd il cui solo possesso garantirebbe un viaggio senza ritorno in un campo di prigionia. Questi dischi, ha raccontato stavolta la Cnn in una serie di immagini ottenute segretamente, arrivano nel Paese di contrabbando, quasi sicuramente dalla frontiera con la Cina. E contengono materiale «esplosivo». Quale? Ma sì, proprio lui: Psy e la sua Gangnam Style, colori e musica del Sud «nemico» su uno schermo autarchico d’oltre cortina. Il motivo che ha fatto ballare il mondo intero, potrebbe essere il punto di partenza di una primavera a Pyongyang? Al momento è impossibile anche solo immaginarlo. Certo, osservare un anonimo nordcoreano muoversi a tempo con il «cowboy pazzo» (potendo ben capire le sue parole), mentre dalla parete i ritratti dei Kim (padre, figlio e nipote) lo guardavano silenziosi, fa una certa impressione.
Paolo Salom


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