by Sergio Segio | 12 Aprile 2013 7:45
Il gruppo di parlamentari che ci ha lavorato alla Camera ha articolato una proposta che guarda oltre il 2014 e che, se vuole i soldati a casa, non vuole nemmeno dimenticare l’Hindukush. Il merito è di aver voluto gettare il sasso nello stagno, una palude, per la verità , visto che un dibattito parlamentare vero e proprio su quel che stiamo facendo laggiù si è affacciato, nelle passate legislature, solo con qualche timido emendamento durante il voto sulle missioni all’estero. Poi silenzio, compreso quello (fatta eccezione per l’Idv) sulle bombe che continuiamo a sganciare nell’Est afgano almeno dall’estate scorsa, come ammise candidamente il ministro Di Paola.
Per il momento quella del M5S è l’unica posizione degna di nota su una guerra ultradecennale, evidentemente persa e in cerca di una via d’uscita che meriterebbe un po’ più di attenzione e trasparenza: quando e come il ritiro, con che tempi, con che spese. Soprattutto decidere se investire finalmente nel civile, non più nel militare. Per ora Sel sta lavorando a una sua mozione, ma c’è chi teme che sia la difficile convivenza col Pd su certi temi a mettere il freno alla sinistra dello schieramento. Almeno è quanto qualcuno ha malignato mercoledi dopo aver letto la mozione contro l’acquisto degli F-35 preparata da Sel che, a fondo pagina, fa sua la richiesta di «sospensione» e non di «cancellazione» della partecipazione italiana alla realizzazione dei mortali e costosi caccia bombardieri. Un refuso o l’ammorbidimento di una posizione? Nondimeno nel Pd c’è chi ci starebbe a essere più tranchant sugli F-35 o sull’Afghanistan, cui siamo legati dal patto con la Nato. E poiché è già certo che nel 2014 la missione Isaf finirà , la strada per una svolta decisa sembrerebbe in discesa.
La buona notizia è che di queste cose si è discusso a un forum sugli F-35 convocato proprio da Sel (Giulio Marcon, ex Sbilanciamoci!) per fare il punto coi promotori della campagna (Rete Disarmo, Tavola della pace e appunto Sbilanciamoci!). Partecipazione alta di decine di sigle dei movimenti e di moltissimi deputati, soprattutto di Sel e M5S ma anche del Pd. Ne è nata l’idea, lanciata da Marcon, di un intergruppo parlamentare che lavori sui temi del disarmo, della pace e di un nuovo modello di difesa. Quale miglior occasione per pensare a un fronte comune che vada oltre gli slogan e trasformi le campagne sul disarmo in leggi dello Stato. Superando le timidezze.
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