by Sergio Segio | 23 Aprile 2013 7:11
PARIGI. Oggi sarà votata definitivamente dal parlamento la legge che istituisce il matrimonio per tutti, cioè estende i diritti anche alle coppie omosessuali. Ventiquattro ore prima del voto, una lettera di minacce contenente della polvere da sparo, è arrivata al presidente dell’Assemblea nazionale, Claude Bartolone: «Avete voluto la guerra, l’avete», c’era scritto nel messaggio, firmato dall’Interazione delle forze dell’ordine, una sigla che ultimamente è già comparsa in calce a lettere di minacce spedite ad alcuni giudici. La lettera a Bartolone conferma la radicalizzazione degli oppositori al matrimonio gay, che non intendono demordere, anche dopo il voto. Un’efficiente rete cattolica, sostenuta dall’Ump e dal Fronte nazionale, unita a gruppuscoli di estrema destra si è di nuovo manifestata in piazza, a Parigi, domenica. Un ennesimo grosso corteo, con sempre gli stessi slogan: «Un bambino è un papà e una mamma», «un padre, una madre, è elementare», o, più politici, «Hollande, la tua legge non la vogliamo», «vogliamo del lavoro, non il matrimonio omosessuale». A Nizza, una coppia omosessuale è stata aggredita e pestata, un nuovo episodio della violenza omofoba crescente. Domenica a Parigi c’è stata anche un’altra manifestazione, organizzata da Act up, che ha riunito i favorevoli alla legge, che non hanno cercato di fare una gara sull’entità dei cortei (gli «anti» sono molto più numerosi a scendere in piazza), ma hanno solo voluto affermare che «la piazza non è solo loro, ma anche nostra». Oggi sono di nuovo previste altre manifestazioni, dei «pro» e dei «contro».
Gli oppositori sperano ancora di impedire l’entrata in vigore del matrimonio per tutti. Oggi, comunque, ci sarà il voto favorevole. La destra presenta ricorso al Consiglio costituzionale, che ha un mese di tempo per pronunciarsi. Se la legge è giudicata costituzionale, Hollande la promulgherà e sarà pubblicata sul Journal Officiel, in modo da poter permettere la celebrazione dei primi matrimoni verso metà giugno. Ma gli oppositori hanno un altro programma: evocano il Cpe, il contratto di primo impiego, che nel 2006 era stato votato ma poi mai applicato a causa delle manifestazioni contrarie, sempre più forti.
In altri termini, il braccio di ferro continuerà oltre il voto. In un clima che si annuncia sempre più teso. Politicamente, la battaglia contro il matrimonio per tutti sta già cambiando il panorama politico. In testa al corteo di domenica, per la prima volta, un esponente dell’estrema destra – l’avvocato Gilbert Collard del Rassemblement Bleu Marine, di Marine Le Pen – ha sfilato fianco a fianco con esponenti dell’Ump. Imbarazzo nelle alte sfere (il presidente dell’Ump, Jean-Franà§ois Copé, ha affermato: «Respingo tutto ciò che può apparire come una collusione con l’estrema destra»). Ma ormai un passo è stato fatto.
Frigide Barjot, la strana portavoce degli anti-matrimonio, ha affermato che ci saranno delle liste «Manif pour tous» alle prossime municipali, nel 2014, in tutti i comuni dove non sarà possibile individuare un candidato chiaramente anti-matrimonio gay (è il caso, per esempio, di Strasburgo, dove la senatrice Ump locale, Fabienne Keller, che sarà probabilmente candidata alle municipali, ha votato a favore). Ma, soprattutto, la partecipazione comune ai cortei ha fatto cadere la diga che esisteva tra destra classica ed estrema destra. Il 21 aprile 2002, Jospin non era arrivato al ballottaggio, superato da Jean-Marie Le Pen. Simbolicamente, il 21 aprile 2013, si è manifestata pubblicamente l’intesa tra Ump e Fronte nazionale, tenuta assieme dal collante del rifiuto di considerare Hollande e la sinistra «legittimi» al potere, condito da un anti-parlamentarismo di fondo.
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