by Sergio Segio | 13 Aprile 2013 7:28
ROMA – Il giorno della verità sui nomi a 5 stelle per la presidenza della Repubblica avrebbe dovuto essere l’11 aprile. Ma le “Quirinarie” non hanno funzionato, almeno al primo colpo. E oltre all’attacco hacker, sul web si moltiplicano le possibili interpretazioni di quanto successo. Forse hacker, forse un risultato non gradito ai vertici del M5s. Ma la certezza su quanto avviene realmente dopo il voto online non c’è. Esiste solo la certificazione della Dnv, la multinazionale scelta da Casaleggio per validare le operazioni di voto.
Come funzionano
Per le primarie presidenziali del M5s, niente gazebo e due euro da pagare. Obbligatoria però l’iscrizione al Movimento. Per votare ci si collega una pagina web dedicata “Quirinarie”, dall’indirizzo non pubblico, il sistema accetta naturalmente un solo voto. E poi più nulla, nessuna informazione o dato, ad esempio per conoscere “l’affluenza digitale”, e sapere quanti altri elettori hanno votato. Solo l’attesa dello spoglio. La piattaforma di Grillo è infatti proprietaria, chiusa. Soltanto lo staff del M5s sa cosa succede dietro le quinte del sito web, fino al punto in cui Dnv certifica. Lo stop dell’11 è arrivato quando Dnv ha rilevato una “anomalia”, una discrepanza tra i voti e il numero di aventi diritto. Quanto basta per pensare a un’intrusione informatica nel sistema di voto, e ad invalidare le elezioni. Ma sulle procedure di spoglio decide tutto Casaleggio. Come dire, Dnv dice se le elezioni si sono svolte regolarmente. Ma i risultati sono sotto la giurisdizione di Casaleggio. Inoltre, conoscere che tipo di attacco hacker è stato effettuato sulla piattaforma aiuterebbe a rafforzarne almeno l’idea di affidabilità . Poter realizzare un semplice “buco” e utilizzarlo per votare più volte indicherebbe l’inadeguatezza della struttura. E la possibilità di subire attacchi hacker ben più sofisticati.
Il nodo della trasparenza
Anche a trasparenza non sembra essere tra i punti forti della piattaforma di Casaleggio. «La Dnv certifica la procedura, ma poi lo spoglio lo fa lo staff di Grillo», dice Edoardo Novelli, docente di comunicazione politica all’Università Roma Tre. «E se lo spoglio viene effettuato da Casaleggio, qualche dubbio è lecito». Sul web, i commenti sono divisi tra chi giudica la piattaforma inadeguata e chi dice che se il M5s avesse voluto pilotare la consultazione, avrebbe evitato di denunciare attacchi hacker, intervenendo direttamente sui dati. Certificazione delle procedure o meno, spiega Novelli, Grillo «utilizza il web senza una vera cultura della Rete». L’apertura di internet, alla base della condivisione delle informazioni è interpretata in maniera contraddittoria: «Grillo invoca lo streaming, ma poi mantiene una piattaforma chiusa, con contenuti segreti», dice il professore, «definendo un organismo politico verticistico».
Qualcosa è andato storto
«Un’anomalia che ha compromesso in modo significativo la corrispondenza tra voti registrati e l’espressione di voto del votante». Con questa espressione – non meglio precisata – la Dnv Business Assurance, società a cui si è rivolta la Casaleggio Associati per verificare le procedure di votazione online, ha fatto sapere che qualcosa è andato storto durante le Quirinarie. Le attività di verifica, spiegano dagli uffici dell’azienda, hanno tenuto sotto controllo anche la seconda votazione. La Dnv, che sta per Det Norske Veritas, è inserita in una multinazionale della certificazione. La società è una delle tre controllate dal gruppo Dnv, una fondazione internazionale e indipendente istituita nel 1864 e con sede a Oslo. Ha 300 uffici in tutto il mondo e 10mila operatori, rilascia certificati di qualità e di garanzia ponendosi come ente terzo nella valutazione dei problemi per le aziende. In Italia la sede principale di Dnv è ad Agrate Brianza, in provincia di Milano. Ci sono poi altre nove sedi operative, per un totale di 250 dipendenti.
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