by Sergio Segio | 10 Aprile 2013 7:31
ROMA. «La decisione del presidente Napolitano di concedere la grazia al colonnello Romano manda un segnale preoccupante. L’Italia è il solo paese che è riuscito ad assicurare alla giustizia e ad avere un processo che, nel rispetto dello stato di diritto e delle garanzie della difesa, ha permesso di ricostruire e conoscere la verità sul sequestro di Abu Omar, un processo che è stato anche molto difficile e arrivato infine alla condanna delle persone ritenute responsabili di quell’atto. Concedere la grazia a una delle persone che è stata ritenuta implicata in un’azione di rendition lo riteniamo molto preoccupante perché dà un segnale contro la lotta all’impunità che dovrebbe essere prevalente in Europa e che chiaramente fatica a trovare una strada. L’Italia lo aveva fatto». Massimo Frigo è Legal Adviser del programma Europa dell’Icj, l’International commission of jurist, intervenuta ieri sulla decisione pesa dal Quirinale di graziare l’ufficiale Nato coinvolto nel sequestro dell’ex imam di Milano. Decisione che l’Icj ha definito come «un vulnus allo stato di diritto».
Però Napolitano fa riferimento al Dpr approvato a marzo con cui il nostro ministero della Giustizia rinuncia ad applicare la sua giurisdizione per reati compiuti da soldati Nato. C’è chi ha parlato di sottomissione a un Paese terzo.
Non vorrei entrare nella polemica se si tratti di sottomissione o meno a un Paese terzo, bisognerebbe analizzare il Dpr in profondità . Quello che è chiaro è che i casi di rendition costituiscono la sparizione forzata di una persona e il suo invio in un Paese in cui episodi di tortura si possono verificare. E si sono verificati. Quindi in casi di questo tipo non è possibile rinunciare alla giurisdizione impedendo che si possa arrivare a un processo. Cosa che l’Italia aveva fatto, arrivando a una condanna. Onestamente non ritengo che affidarsi solo al Dpr sia una giustificazione sufficiente.
Durante processo non sono mancati gli ostacoli: per sei volte è stato sollevato il conflitto di attribuzione.
E’ stato un processo complesso, pieno di risvolti giuridici da analizzare che poi alla fine sono stati in parte anche risolti dalla sentenza ultima della Corte di cassazione.
Una cosa possiamo dirla: che per tutta la durata del processo la magistratura ha fatto di tutto per difendere l’inviolabilità del territorio nazionale. La grazia sembra rinunciare a questo principio.
Onestamente mi preoccupo molto di più il fatto di garantire che non vi sia impunità per violazioni gravi e serie dei diritti umani e del diritto internazionale, che configurano anche crimini in base al diritto internazionale.
Ritiene che questa grazia potrebbe dare seguito ad episodi di impunità ?
La grazia è una prerogativa del presidente e noi ci auguriamo fortemente che si tratti di un episodio isolato per quanto riguarda il caso Abu Omar. Chiaramente manda un segnale a livello europeo abbastanza triste, mentre per una volta l’Italia veniva presentata come esempio nella lotta contro l’impunità nel caso delle renditon.
Si è parlato di grazia politica. E’ d’accordo?
Sinceramente no. Per la nostra missione non entro nella definizione se una grazia sia politica o meno, a me interessano i risvolti giuridici per quanto riguarda la lotta all’impunità .
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