L’Italia rallenta ancora, meno 1,5%

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WASHINGTON – Qualcosa si sta muovendo sullo scenario dell’economia mondiale, ma non è qualcosa di favorevole per noi. Da una «ripresa a due velocità » – dice il Fondo monetario internazionale nel suo rapporto primaverile – stiamo passando ad una «ripresa a tre velocità » dove ad arrancare è rimasta solo l’Europa distaccata ormai dagli Usa a sua volta lanciati – ma ancora a grande distanza – all’inseguimento dei paesi emergenti ed in via di sviluppo, Cina in testa. Nella più lenta Europa, l’Italia procede a passo di lumaca: gli economisti dell’organizzazione di Washington hanno rivisto al ribasso le precedenti previsioni indicando per il 2013 una contrazione del Pil (Prodotto interno lordo) dell’1,5% (era dell’1% solo in settembre) e segnalando invece una crescita dello 0,5% per il prossimo anno. Positiva la Germania, fra i grandi c’è anche la Francia in negativo e l’Europa chiuderà  l’anno in corso, secondo le previsioni del Fmi, in recessione dello 0,3% mentre nel 2014 registrerà  una ripresa dell’1,1%. Gli Usa dovrebbero invece crescere del 2% e del 3% rispettivamente nel 2013 e nel 2014 mentre i paesi emergenti viaggeranno su ritmi di sviluppo del 5,3% e del 5,7%. Allarmanti anche i dati sulla disoccupazione che in Italia dovrebbe toccare il 12% quest’anno e il 12,4% il prossimo in linea con i tassi medi europei sostenuti dalla drammatica situazione di Spagna Grecia e Portogallo. Il Fondo tuttavia pur fotografando una situazione di recessione persistente, riserva all’Italia un giudizio incoraggiante: «È sulla strada giusta», non ha bisogno di interventi importanti perché ha fatto la gran parte del lavoro necessario sul bilancio, affermano infatti gli esperti di Washington glissando il più possibile sui possibili effetti dell’incertezza politica «che riduce comunque le prospettive di sviluppo di un Paese» e che rappresenta sempre «un rischio».
La crescita, che dovrebbe tornare in Europa, nella seconda metà  dell’anno, è però essenziale per la stabilità  finanziaria e per il controllo dei prezzi, ha ricordato davanti al Parlamento europeo il presidente della Bce, Mario Draghi. Anche se non spetta alla sola politica monetaria provvedervi, ha aggiunto chiamando in campo una volta di più i governi. «Non è una questione di coraggio ma di fare la cosa giusta», ha sottolineato poi il numero uno di Eurotower rispondendo a chi chiede alla Bce di fare di più. «Continueremo ad agire nei limiti del nostro mandato» ma «non possiamo fare tutto per tutti in qualsiasi momento» ha ribadito esortando l’Europa a non distruggere «i progressi fatti» nei Paesi in difficoltà  e a varare prima dell’estate la legislazione sulla vigilanza unica bancaria perché entri in vigore nel 2014 senza dimenticarsi di far andare avanti con il meccanismo di fallimento ordinato delle banche. Sull’Italia ancora le analisi del Fondo correggono in negativo anche le previsioni sul debito, previsto a fine anno, a 130,6% del Pil e il rapporto deficit-Pil indicato nel 2,6%, ma senza contare l’aumento dello 0,5% previsto a seguito del rimborso dei debiti della Pubblica amministrazione ad imprese e fornitori. Cosa che lo farebbe arrivare al 3,1% contro il 2,9% indicato dal governo. Tuttavia, al netto degli effetti dell’incertezza politica che potrebbero ritardare il completamento delle riforme, il Fmi non riterrebbe necessaria a breve una nuova manovra di bilancio. «Per l’Italia lo scenario suggerisce che piccoli o nessuno aggiustamento siano richiesti». Comunque, «avendo elevati livelli di debito, dovrà  mantenere nei prossimi 10 anni avanzi primari più elevati» per esempio di Francia o Belgio, che sono gli altri Paesi che «hanno già  portato a termine gran parte degli aggiustamenti necessari per ridurre il debito a livelli più sicuri nel tempo», ha affermato Carlo Cottarelli responsabile del dipartimento fiscale del Fondo presentando un secondo rapporto su conti pubblici e debito. «Per capire perché la crescita dell’Italia resti così debole bisogna pensare che le misure sul bilancio sono state prese solo nel 2012 e un consistente ammontare, seppure inferiore, sarà  fatto nel 2013» ha spiegato invece il responsabile per le analisi europee, vice capo economista del Fondo Jorg Decressin presentando assieme al Capo economista Olivier Blancard il rapporto di previsioni economiche. Se «tutte le misure saranno completate» l’Italia «affronterà  il 2014 con prospettive di crescita migliori», ha aggiunto. Tra economie che crescono e che arrancano, dai dati del Fmi spiccano infine gli alti tassi di sviluppo previsti per l’Africa Subsahariana.
Stefania Tamburello


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