L’ex premier avverte un «clima d’aggressione»: non sono un candidato, sto solo a guardare

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C’è chi invece lo considera papabile al Colle a prescindere da strategie e giochetti in virtù di una biografia politico e istituzionale che fa di lui un’oggettiva risorsa dello Stato, oltre che un totem per gran parte del centrosinistra. In questa tenaglia, specchio di un Paese che da quasi 20 anni ruota e si logora sul dualismo tra Prodi e Berlusconi, il Professore bolognese si muove a disagio, sente addosso la pressione dei media (soprattutto di quelli ostili), alterna battute sdrammatizzanti a segnali di nervosismo, quasi incredulo che, dopo 5 anni di lontananza dalla politica «on the road» e dai suoi giochetti, in pochi giorni si sia ricreato quel clima da trincea già  vissuto durante la campagna elettorale del 2006.
Ieri, a Lucca per la presentazione di un libro, il due volte ex premier ha ribadito per la centesima volta di non sentirsi in corsa per la successione di Giorgio Napolitano: «Non ho nessuna candidatura al Quirinale — ha detto —, io sto semplicemente a guardare. Spero che l’Italia abbia un futuro migliore e che si esca da questa difficile congiuntura economica e politica…». Concludendo così: «Per il resto, io sono fuori». È però bastato che facesse il suo ingresso nell’auditorium San Romano, dove lo attendeva un folto pubblico, perché il suo essere «fuori» venisse immediatamente smentito dai fatti. Tra i tanti che si sono avvicinati per salutarlo, un signore ha esclamato: «Benvenuto a Lucca futuro presidente!». Prodi, stavolta, ha sorriso e, agitando nell’aria un giornale arrotolato, ha scherzosamente finto di colpire il sostenitore. All’uscita, poi, l’ex premier, che era in compagnia dell’amico ed ex ministro della giustizia, Giovanni Maria Flick, è stato avvicinato con queste parole da una signora: «Professore, faccia il presidente della Repubblica. Lo dico, e sono tedesca». Secondo sorriso di giornata da parte di Prodi: «Lo dice, proprio perché è tedesca…». E Flick, serio: «Meno si dice e meglio è, per scaramanzia…».
Oggi Prodi ripartirà  per l’Africa: missione Onu che lo terrà  provvidenzialmente lontano dall’Italia in quelli che si preannunciano come giorni roventi in vista dell’elezione per il Colle. Ma difficilmente la pressione attorno al suo nome calerà . Ieri la sua portavoce, la deputata pd Sandra Zampa, ha denunciato su facebook come in questi ultimi giorni abbia ripreso vigore contro l’ex premier «la macchina del fango alimentata dai giornali e dalle tv che fanno capo al Cavaliere». Il riferimento è a una serie di servizi (tutti smentiti dallo staff del Professore) nei quali Prodi viene prima dipinto come una sorta di spia al servizio della Cina, poi accusato di fare jogging con la scorta e infine bersaglio di un video ritenuto dai prodiani «volgare e offensivo». L’ennesimo schiaffo è stato un servizio comparso ieri sul Foglio che sottolineava «un’incongruenza» tra il curriculum di Prodi pubblicato sul sito della Brown University, dove Prodi insegna come «professor at large», e quello consultabile sul suo web personale. Nel primo si parla di due lauree e di un dottorato in economia alla London School of Economics. Nel secondo di una sola laurea e di una specializzazione alla London School of Economics. Dov’è l’errore? «Fa fede il mio sito web» ha subito precisato Prodi, non nascondendo un certo nervosismo. E Sandra Zampa, con riferimento sarcastico al caso di Oscar Giannino: «Vorrei essere chiara: il Professore non ha mai partecipato, né vinto, lo Zecchino d’oro…». Quindi, una sola laurea. Escluse naturalmente le honoris causa: che sono 36.


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