by Sergio Segio | 25 Aprile 2013 8:53
ROMA — «È una responsabilità che sento forte sulle mie spalle. E se posso permettermi, la sento più forte e pesante della mia capacità di reggerla». Enrico Letta ha appena ricevuto l’incarico di formare il governo dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con il quale si è incontrato per oltre un’ora. Si concede alla curiosità dei cronisti in attesa nella Loggia della Vetrata. Letta è stato preferito ad Amato, dato per favorito fino a qualche ora prima. «Questo governo — riconosce il premier designato — non nascerà a tutti i costi, ma solo se ci saranno le condizioni». Parole assai prudenti che risentono del clima nel quale matura la decisione di affidargli il compito di formare il governo e che paiono essere una risposta indiretta ad Alfano, ora avversario politico poiché segretario del Pdl, con il quale però condivide un comune passato nelle file del movimento giovanile democristiano. «Abbiamo la netta impressione che il Pd un governo forte non voglia farlo, ma non possa dirlo», sostiene Alfano in una nota diffusa poco prima dell’annuncio del Quirinale. Non ci sarà , puntualizza, «un nuovo caso Marini, non daremo un sostegno a uno di loro cui loro non daranno un sostegno reale, visibile con nomi che rendano evidente questo sostegno e con un programma fiscale chiarissimo ed inequivocabile». Ecco perché, è l’aut aut di Alfano, «o il governo è forte, politico – con i tecnici abbiamo già dato – duraturo, capace di affrontare la crisi oppure se si tratta di un governicchio qualsiasi, semibalneare, lo faccia chi vuole, ma noi non ci stiamo».
Letta, che ha accolto con riserva l’incarico, però non lascerà nulla di intentato. Intanto incassa il saluto di Bersani («Bene, benissimo») mentre Renzi gli augura «in bocca al lupo». «Mi metto — promette — con grande determinazione al lavoro perché penso che il Paese abbia bisogno di risposte. Gli italiani non ne possono più di giochi e giochetti della politica, vogliono risposte. Io mi metto davanti a loro con grande umiltà e senso dei miei limiti con una responsabilità che mi onora». E il compito che lo attende si annuncia, per sua stessa ammissione, irto di incognite benché, sulla carta, un esecutivo da lui guidato possa contare su una cospicua maggioranza potenziale alla Camera (456 sì) e al Senato (239 favorevoli). A sorreggerlo infatti ci sarebbero Pd, Pdl, Scelta civica, Svp, Psi, Centro democratico. I contrari M5S, Sel, Fratelli d’Italia e i leghisti. Ma la pattuglia dei padani potrebbe cambiare idea, aprendosi a un qualcosa diverso dallo stare all’opposizione, allargando così la base parlamentare. «Su Amato — scrive Maroni su Twitter — il Presidente Napolitano ha dato ascolto alla Lega. Bene. Incontreremo Letta per sentire cosa propone per il Nord».
Letta illustra le linee guida su cui intende raccogliere i consensi. «Sarà — dice — un governo di servizio al Paese, l’obiettivo è anche quello di moralizzare la vita pubblica del Paese che ha bisogno di nuova linfa». Occorre fare presto ecco perché promette: «Cercherò di utilizzare il più breve tempo possibile». È una sfida molto impegnativa e il premier incaricato ne è ben consapevole e per scongiurare un eventuale fallimento avverte: «Se si rivotasse ora l’effetto blocco sarebbe uguale a quello attuale e non ce lo possiamo permettere. Ecco perché faccio un appello alla responsabilità di tutte le forze politiche in Parlamento affinché facciano tutte insieme quelle riforme necessarie come la riduzione dei parlamentari e la legge elettorale». D’altronde che la strada sia questa lo dice lo stesso Napolitano, rimarcando che «si è aperta la sola prospettiva possibile, quella cioè di una larga convergenza tra le forze politiche che possono assicurare al governo la maggioranza in entrambe le Camere». Napolitano fa notare poi che non «sono state poste pregiudiziali circa il nome della persona alla quale dare l’incarico». Non vi sarebbero, insomma, motivi per un eventuale fallimento. Poi a sua volta ammonisce, richiamandosi a uno dei passaggi chiave del suo messaggio di insediamento: «Ho piena fiducia nel tentativo, nello sforzo a cui si accinge l’onorevole Letta e confido nel successo che è indispensabile perché la prospettiva che si è aperta non ha alternative». È facile immaginare che cosa intenda dopo avere ascoltato il discorso al Parlamento ed è l’evocazione di uno degli scenari peggiori: scioglimento delle Camere oppure sue dimissioni.
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