Legalità  repubblicana, fuori dalle opportunità 

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Come non vedere, dietro la prudenza estrema del Presidente – certo motivata da una situazione obiettivamente difficile e complessa – anche una ispirazione di fondo, una bussola politica di carattere strategico? Negare a Bersani la possibilità  di verificare in parlamento l’esistenza di una fiducia a un suo possibile governo è parte di una logica di compromesso fra i due maggiori partiti, Pd e Pdl, che ha condizionato pesantemente la politica della sinistra tradizionale. Tale compromesso ha privato per due decenni l’Italia di un partito d’opposizione, vale a dire di quel sistema istituzionale di critica, vigilanza, controllo, che rende le democrazie un organismo vivo e trasparente. La trasformazione del ceto politico in oligarchia, in casta, comitato d’affari, emersa in forme clamorose dalle cronache, è frutto di questo compromesso.
L’elezione di un nuovo presidente della Repubblica può contribuire a spezzare tale linea. Aspiriamo a un capo dello stato che si faccia interprete di un’idea di legalità  repubblicana non condizionata dalle opportunità  della lotta politica. Troppo vilipesa è stata la Costituzione negli ultimi tempi. Vogliamo un difensore intransigente della nostra Carta, prima che un uomo super partes.
Dovendo fare dei nomi, penso prima di tutto a Barbara Spinelli, giornalista di Repubblica. La sua elezione, dopo quella di Laura Boldrini, avrebbe un effetto simbolico dirompente, in un paese in cui da anni il potere politico ha il volto di maschi incanutiti dalla routine. In tutti questi anni, la Spinelli ha espresso una critica di altissimo livello della società  italiana e soprattutto dei limiti della costruzione europea. Ma penso anche a due personalità  di indiscutibile prestigio: Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà . Il primo ha dato contributi ineguagliati, per finezza e dottrina, in molti campi del sapere e soprattutto su quella complessa sfera dell’organizzazione sociale che è la democrazia. Il secondo è il nostro maggiore teorico dei diritti, impegnato da decenni a elevare la civiltà  giuridica del nostro paese e dell’Europa. Obiettare che sono di sinistra è meschino, ubbidisce alla vecchia logica da cui dobbiamo uscire.


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E per il summit europeo prepara la battaglia degli eurobond.  Il Professore ripete che l’esecutivo ha davanti 12 mesi, ma teme un rallentamento. Ora il premier punta tutto sulla spending review, la stretta sulla spesa dello Stato 

Contino le aule, non le piazze

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Sui cannoni di un tempo si leggeva spesso, scolpita nel bronzo, la frase «ultima ratio regum» . Significava che le armi erano l’ultimo, decisivo argomento di cui i re si sarebbero serviti per far valere le loro ragioni. Sui cannoni della moderna democrazia italiana dovrebbe leggersi invece che l’ultima ratio del governo, dell’opposizione e più generalmente di qualsiasi movimento politico, è la piazza, vale a dire una folla di cittadini radunati per sostenere il potere o per abbatterlo. Attenzione.

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