Le rassicurazioni sul deficit e l’attesa di Bruxelles

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Appuntamento urgente e importante: prevede in agenda tre ore filate di colloquio. Primo tema, ufficiale: l’illustrazione del decreto legge sul pagamento dei debiti arretrati alle imprese, 40 miliardi in 12 mesi. Secondo tema, ufficioso: il timore di Bruxelles, che i 40 miliardi sforino il limite posto dalla Ue al deficit pubblico, il 3% del prodotto interno lordo, oggi ancora imbrigliato al 2,9%. Ma soprattutto, c’è il timore che con un governo uscente, nel vuoto politico e istituzionale che sta per accomunare Palazzo Chigi al Quirinale, le assicurazioni già  fornite da Roma possano essere generose promesse o poco più. Solo l’altro giorno, Mario Monti ha telefonato a Rehn per dirgli (e ottenere un via libera) ciò che presumibilmente Grilli gli ripeterà  oggi, per tre ore di fila: «deficit a posto». Delle due, l’una: o Rehn è uno che ha frequente bisogno di essere rassicurato, o i nostri hanno in fondo bisogno di rassicurare se stessi. O forse (terza opzione) è il deficit che dev’essere messo ancora in sicurezza.
Altri pensieri inquietano Bruxelles. Per esempio: a quanto ammonta davvero il debito dello Stato italiano verso le sue imprese? Non si sa: a settembre ci saranno controlli generali, e fino ad allora ci penserà  lo stellone. Ancora: le stime attuali si basano su un Pil 2013 in calo dell’1,5%-1,6%, ma se invece andrà  peggio, come minacciano certe previsioni? Se andrà  peggio, la scaramanzia tornerà  in aiuto della statistica, e magari funzionerà . Ancora una volta.


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