«Bossi fonda un partito». Ma il senatur: mai

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MILANO — «Mai pensato a un altro partito. Mai. Io resto». Umberto Bossi taglia sul nascere la notizia diffusa pochi minuti dopo le sette di sera da un’agenzia. E cioè che il fondatore della Lega, la moglie Manuela Marrone «e alcuni fedelissimi» avrebbero fatto visita a un notaio per fondare un nuovo partito. Una notizia particolarmente suggestiva, visto che fu proprio il 12 aprile di 29 anni fa che fu fondata la Lega lombarda. E nel 1984, anche lì, c’erano la signora Marrone e Giuseppe Leoni. L’ex senatore che l’anno scorso aveva annunciato la ricandidatura di Bossi contro Roberto Maroni al congresso della Lega, e che qualche settimana fa aveva fatto sapere che, appunto, era in gestazione una Lega bis.
Il primo a raggiungere telefonicamente Bossi è Roberto Calderoli: «Mi ha assolutamente escluso una cosa del genere. Non ci pensa proprio… ». Poi, appunto, arriva la smentita dalla viva voce dell’uomo di Gemonio. Che all’inizio prende la vicenda quasi sul ridere: «Siete voialtri giornalisti che vi inventate una cazzata al giorno. Dovreste dire in giro che fate gli inventori, mica i giornalisti… ». Il presidente della Lega poi torna serio e aggiunge: «Non metterei mai in gioco mia moglie in queste cose qui». In ogni caso, Bossi non ha affatto preso alla leggera il potenziale destabilizzante di un messaggio del genere. E infatti, ha immediatamente raggiunto telefonicamente Roberto Maroni per rassicurarlo del fatto che la notizia è priva di fondamento. Il governatore lombardo, che a Brescia stava occupandosi della recente invasione di cinghiali nell’alto lago di Garda gli avrebbe risposto di non aver mai avuto dubbi sull’argomento, visto che il fondatore non lascia la propria creatura.
Inoltre, Bossi fornisce un indizio su come possa essere nata la voce: «Io sto fondando un giornale di cultura e identità  padana. Appena saremo pronti, lo saprete… ». A Federica Valenti dell’agenzia Agi, l’ex segretario federale aggiunge che il giornale in gestazione è opera anche dello stesso Leoni. Della futura rivista, in effetti, si era già  parlato. Anche se fino a ieri i contorni del progetto erano rimasti piuttosto indistinti. Di certo, si sa che Roberto Maroni aveva suggerito a Umberto Bossi che il giornale di approfondimenti avrebbe potuto uscire come un supplemento del quotidiano La Padania. Ma il fondatore del Carroccio aveva declinato l’offerta, spiegando che il profilo del progetto avrebbe dovuto mantenersi ben distante dalla politica e collocarsi esclusivamente come luogo di elaborazione culturale, molto attento in particolare ai temi del dialetto e delle lingue popolari.
Insomma, un equivoco. Forse. Ma probabilmente architettato ad arte per esacerbare gli animi in un momento assai delicato. Dopo le contestazioni che si sono svolte domenica scorsa sul prato di Pontida, martedì scorso il consiglio nazionale lombardo aveva chiesto l’espulsione di parecchi esponenti di primo piano del movimento. E oggi, il consiglio veneto si appresta a fare lo stesso. Normale che le pressioni su Bossi in questi ultimi giorni si siano fatte incalzanti. È da tempo infatti che l’area che dice di far riferimento al fondatore della Lega — che pure non perde occasione pubblica per richiamare i militanti all’unità  â€” lo spinge a fondare un nuovo partito. Sarebbe l’unico modo per tornare in gioco, visto che si tratta in massima parte di deputati non ricandidati. Mercoledì scorso, era stato riferito a Bossi dell’espulsione di Marco Reguzzoni, amico di famiglia e già  capogruppo alla Camera. La notizia aveva mandato Bossi su tutte le furie e aveva annunciato a chi lo stava ascoltando che mai, dato il suo ruolo di presidente del comitato di garanzia del partito, avrebbe permesso tale provvedimento. In realtà , le cose non sono andate precisamente così: la richiesta di espulsione c’è stata, motivata dalle esternazioni sui social network dell’ex presidente della provincia di Varese. Ma il segretario lombardo Matteo Salvini aveva subito fatto sapere che il provvedimento era sospeso e che avrebbe potuto non avere seguito «se tutti ricominciamo a lavorare insieme». E così, Bossi ieri sera si era tranquillizzato: «In realtà , c’è gente che parla troppo. Anche sulle espulsioni, alla fine poi tutto passa da me da Maroni e da Calderoli. Il resto sono chiacchiere».
La questione delle espulsioni approderà  sul tavolo del comitato di garanzia lunedì prossimo. Eppure, non si parlerà  dei siluramenti chiesti negli ultimi giorni, ma di quelli risalenti al 2012. E dunque, devono passare almeno dieci giorni tra la richiesta di espulsione e la decisione del comitato. Visto che, come dice Roberto Maroni, «nessun partito ha procedure garantiste più del nostro».
Marco Cremonesi


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