La spinta per la crescita e gli ultimi duelli sulla linea del rigore
ROMA — Dicono che il momento più difficile nel parto del decreto dei pagamenti sia stato martedì sera, quando il testo è venuto alla luce messo a punto dal Tesoro e una manina ha distribuito alle agenzie di stampa la notizia che una parte della copertura dei pagamenti sarebbe arrivata dall’anticipo delle addizionali regionali. Una bomba.
Quella stessa sera il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, fino a allora estraneo al lavoro di preparazione, viene raggiunto dalla proteste degli imprenditori, soprattutto i piccoli di Rete imprese, mai interpellati durante i lavori preparatori, a differenza, secondo loro, della Confindustria di Giorgio Squinzi. La bozza che hanno finalmente potuto visionare viene considerata «irricevibile».
La telefonata che segue tra il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli e Passera è accesa. Il primo non ci sta a intestarsi la paternità della norma sull’addizionale Irpef, in effetti così impolitica, dato il momento, da apparire partorita dalla mente dei tecnici. Ma i punti controversi sono anche altri, come il divieto per gli enti che chiedono anticipazioni di liquidità di fare investimenti nei successivi cinque anni. E poi i dieci decreti attuativi che dovrebbero servire a fare muovere l’intera macchina e che appaiono un meccanismo infernale. Senza parlare dell’assenza di una norma che imponesse una volta per tutte il censimento dei debiti dello Stato, almeno quelli che non sono fuori bilancio.
Il cahiers de doléances recato da Passera è così consistente da spingere Monti al rinvio del Consiglio dei ministri prima alla sera di mercoledì e poi a data da destinarsi. Solo in questo momento inizia la collaborazione sul decreto tra i due ministri che ieri Monti omaggiato in sala stampa: «Siccome può essere l’ultima volta che io mi presento a voi con a fianco il ministro Grilli e il ministro Passera — interviene a un certo punto, quasi interrompendo il secondo — lasciatemi dire come è stato importante per noi e per me lavorare insieme al loro».
Le mani del premier, mentre pronuncia queste parole, si posano solennemente su quelle dei due ministri, che restano rigidi e imbarazzati, non essendo in generale avvezzi a manifestare emozioni. Monti sottolinea «le difficoltà di chi deve gestire il rigore finanziario e lo sviluppo economico» e riconosce che «hanno fatto entrambi un grande lavoro».
Ma fino a che punto si è spinta l’integrazione tra rigore e sviluppo nel decreto sui pagamenti? Il punto più dolente resta quello delle compensazioni tra crediti e debiti fiscali, previdenziali e assistenziali: l’articolo nove del decreto che ieri mattina è uscito dal Consiglio dei ministri suonava come una sorta di compromesso. I «piccoli» di Rete imprese reclamavano la totale compensabilità senza limiti di sorta e avevano presentato un proprio articolato. Sul punto il ministero del Tesoro aveva concesso solo due allentamenti: l’innalzamento da 500 mila e 700 mila del tetto della compensazione e la possibilità di scontare anche le somme dovute a seguito di un accertamento con adesione e non solo quelle iscritte a ruolo. I dieci decreti attuativi non ci sono più, ma proprio sulle compensazioni, ecco rispuntarne uno, quello che doveva servire a definire «i termini e le modalità di attuazione delle disposizioni». Un decreto per l’emanazione del quale non era previsto un termine. Insomma la diga di Grilli, a difesa delle entrate fiscali, sembrava aver tenuto all’assalto delle imprese. Ma quella della Ragioneria è stata ancora più forte, escludendo la «bollinatura» della norma sulla compensazione. A questo punto Passera può intestarsi soltanto il venir meno del vincolo quinquennale agli investimenti per gli enti che chiedono anticipazioni e la norma che impone finalmente un censimento di tutti i debiti.
«Quando la polvere si sarà depositata e si potrà valutare a mente sgombra l’attività di questo governo che avrà preparato una pista di sviluppo su cui l’Italia salirà nei prossimi mesi, avendo messo i conti in ordine, è soprattutto a loro due (Grilli e Passera, ndr) che dovrete dire grazie» ha concluso ieri Monti, tirando giù il sipario.
Antonella Baccaro
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