La sfida di Pyongyang: “Riapriamo un reattore nucleare”

by Sergio Segio | 3 Aprile 2013 7:23

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LA COREA del Nord annuncia la riapertura della centrale nucleare di Yongbyon, e la Cina s’arrabbia. Fermata nel 2007 dopo un faticoso negoziato, la centrale è potenzialmente in grado di fornire ai generali di Pyongyang materiale fissile a sufficienza per realizzare l’atomica. Perciò la decisione non è stata gradita dal più stretto alleato di Pyongyang, Pechino, che invitando tutte le parti in causa a esercitare «calma e moderazione», non ha nascosto il fastidio per l’evoluzione della crisi e ha mobilitato le truppe al confine.
La decisione di riavviare l’impianto di Yongbyon è il più plateale rifiuto del giovane leader Kim Jong-un alle sanzioni Onu dopo giorni di ripetute, crescenti minacce. E testimonia della sua determinazione nel portare avanti il programma nucleare. L’annuncio è anche l’ultima provocazione di un’escalation che ha già  spinto Washington a spedire i caccia F-22 invisibili ai radar a Seul, e a spostare un cacciatorpediniere di fronte alle coste della penisola coreana.
La centrale fu chiusa nell’ambito dei negoziati a Sei (le due Coree, Cina, Usa, Russia e Giappone), lanciati per “invitare” Pyongyang ad abbandonare le sue ambizioni atomiche in cambio di aiuti. L’impianto permette infatti a Pyongyang l’estrazione di plutonio dalle barre di combustibile esaurito, con cui fabbricare dai sei agli otto ordigni.
Le sanzioni votate al Consiglio di sicurezza, così come lo stop all’export a febbraio di 50mila tonnellate di greggio e il blocco dei visti di lavoro ai cittadini nordcoreani, peseranno parecchio sulla Repubblica democratica popolare del Nord. Pechino ha perciò schierato le sue truppe sul confine perché teme che lo sgretolamento del regime possa provocare un massiccio afflusso di profughi oltre frontiera.
Secondo il segretario generale dell’Onu, il sudcoreano Ban Kimoon, questa crisi politico-diplomatica è «andata troppo oltre e bisogna tornare al negoziato», mentre il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha parlato di «violazione degli accordi internazionali».
Intanto, Pyongyang sta precettando chiunque, compresi tre atleti olimpionici e sei calciatori della nazionale di calcio. Dovranno presentarsi in caserma e prepararsi alla guerra che la Corea del Nord ha dichiarato ai cugini del sud, agli Stati Uniti e al mondo intero, anche il 24enne Yang Kyong Il, campione del mondo nel 2009 e bronzo alle Olimpiadi di Londra nella categoria 55 kg. E tra le nuove leve richieste dal ministro della Difesa, Kim Kyok Sik, ci sono due medaglie d’oro di Londra nel sollevamento pesi: Kim Un Guk 25 anni e Om Yun Chol, 21.

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