La partita di Prodi e il rapporto «atipico» con Grillo

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Prodi è un pezzo organico dello Stato, «una risorsa» come dicono gli esperti di elezioni al Colle: uno che ha guidato l’Iri (2 volte), il governo (altrettante), la Commissione europea e ai tempi di De Mita è stato pure ministro (per poco), ritenuto da molti uno dei referenti dei sempre evocati «poteri forti», di certo uomo abituato a crocevia economici importanti. Difficile trovare qualcuno più agli antipodi del Beppe sfascia tutto, che della distruzione della partitocrazia ha fatto una religione online. Eppure è stato proprio Grillo, due giorni fa sul suo blog, a spezzare una (mezza) lancia in favore della candidatura al Quirinale del Professore bolognese, indicato, alla pari di Pertini, come uno dei nomi più sgraditi alla casta partitica («Cancellerebbe Berlusconi dalle carte geografiche») e quindi — nell’ottica rovesciata dei 5 Stelle — potenzialmente votabile.
La sortita grillesca, non si sa quanto dal sen sfuggita, ha ridato benzina alla vulgata (alimentata soprattutto negli ambienti berlusconiani, terrorizzati all’idea di un Prodi sul Colle) secondo la quale tra Grillo e il Professore «c’è da sempre simpatia». Silvio Sircana, stretto collaboratore di Prodi in entrambi i governi, ride: «Simpatia? Se c’era, non me ne sono accorto. I due, negli ultimi 20 anni, hanno avuto pochissimi contatti e non facilmente decifrabili…». Sircana ricorda un incontro casuale all’aeroporto di Roma tra il ’94 e il ’95: «Romano era ancora presidente dell’Iri, con lui c’era Giuliano Urbani, da poco ministro nel primo governo Berlusconi. Grillo si rivolse a quest’ultimo con toni piuttosto ironici e sprezzanti, mentre con Prodi fu molto cordiale». Non c’era invece Sircana all’incontro a Palazzo Chigi, giugno 2006, tra Prodi, premier da poco, e il comico, già  in versione profeta. Era presente però l’allora ministro Giulio Santagata: «Grillo era nella fase ecologista». Illustrò una serie di progetti in tema di rinnovabili: «Romano ascoltò con interesse». Aggiunge Sandra Zampa, allora capo ufficio stampa: «Grillo fu cortese e simpatico…». Salvo poi, all’uscita, accusare «Prodi-valium» di essersi addormentato durante l’incontro. «Quello fu l’ultimo contatto tra i due» assicurano gli intimi del Professore. E allora come mai questa mezza apertura sul Quirinale? «Forse perché Grillo, nonostante le differenze, percepisce in Prodi qualcosa di diverso rispetto al Palazzo — afferma Sandra Zampa —. Sarà  che è stato cacciato 2 volte dai partiti. O che è stato il primo ad affrontare in concreto il tema dei costi della politica…». È però anche vero, ricorda Sircana, che «non c’è stato spettacolo, a partire dal “Vaffa Day” del 2007 a Bologna, senza una tirata di insulti contro Prodi». Eppure il 24 gennaio 2008, quando i berlusconiani festeggiarono la caduta di Prodi con mortadella e champagne, «Grillo — come ricorda Rodolfo Brancoli nel libro “Fine Corsa” —: scrisse sul suo blog: “Per qualche ora il Senato è stato la più grande discarica d’Italia”…».
Francesco Alberti


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