La marijuana conquista gli Usa e la maggioranza approva “Legalizzatela in tutti gli Stati”

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NEW YORK — «È vero, fumo tanta erba quando scrivo le mie canzoni, mi vengono meglio», confessò nel 2011 Lady Gaga a Anderson Cooper durante la trasmissione cult della Cnn, 60 Minutes. E fu subito indignazione. Ora, dopo soli due anni, la storia avrebbe un seguito meno polemico, perché come spesso accade, l’arte scopre prima della scienza il senso di marcia della società . Sono i numeri ufficiali di un sondaggio condotto dalla Pew Research (uno degli istituti Usa più autorevoli) a certificare l’avvenuta rivoluzione: la maggioranza (il 52%) degli americani è per la legalizzazione della marijuana. È il primo sorpasso in 40 anni e i dati della ricerca sono un trattato di sociologia: nel 1991 solo il 17% era a favore, il 48% adesso ammette di averla provata contro il 38% di dieci anni fa, decisivi i soliti baby boomers che dopo la svolta salutista dei Novanta con un gradimento al 17% ora tornano a dire sì con percentuali che superano il 50. E ancora: uno su tre è convinto che la lotta del governo è inutile e crollano quelli che pensano sia la porta per droghe più pesanti: erano 60% nel ‘77 sono il 38 adesso. Ma soprattutto, a fare la differenza, nel 1996 la metà  degli intervistati giurava che fumare spinelli «era moralmente sbagliato», adesso solo un terzo lo pensa. E sono ancora più eloquenti i sondaggi di siti e televisioni: il 94% dei lettori del
Los Angeles Times vota sì al via libera.
La svolta è culturale. Usa Todays criveva due giorni fa che dai ghetti l’erba è tornata ad Hollywood, le star per la definitiva consacrazione devono far vedere che fumano. Come Rihanna che si è tatuata una foglia in bella evidenza e che su Twitter posta foto con spinello un giorno sì e l’altro pure. Molti commentatori fanno il parallelo con la battaglia per i matrimoni gay: «Il sentimento comune va più veloce delle leggi e la gente è molto più avanti di quanto lo siano i politici, che non sanno ancora bene come comportarsi».
Lo hanno capito benissimo gli imprenditori, che immaginano di unire il verde delle piante a quello, per loro ben più interessante, dei dollari. La rivista Fortune dedica la copertina dell’ultimo numero alla Marijuana Inc. dove racconta la nascita di una nuova industria, diversa da qualsiasi cosa vista prima. La spinta decisiva arriva qualche mese fa, in novembre, quando il Colorado e Washington legalizzano il possesso (circa un grammo) anche per scopi ricreativi. Un ulteriore passo avanti rispetto alla possibilità , che c’è in una ventina di Stati, di farne un uso medico. Una svolta destinata a raddoppiare il giro di affari, dal miliardo e mezzo ai tre, in meno di un anno. «Siamo pronti ad allargare il nostro mercato, ci stiamo preparando ad una massiccia richiesta, ma dobbiamo avere le idee chiare ed essere garantiti che tutti gli aspetti legali siano a posto», dice al Washington Post, Kristi Kelly, socia di un laboratorio medico dove si coltiva la marijuana.
La legge, che cambia da Stato a Stato e soprattutto da governo federale a local, continua ad essere il vero problema. Lo sa bene Jason Levin uno degli imprenditori che si prepara a sfruttare l’altra metà  del business: quello più moderno e innovativo. La sua società  sembra una di quelle start-up che fanno la fortuna della Silicon Valley e lui è a Berkeley che va a cercare finanziatori: un vaporizzatore per fumare l’erba. E’ la versione gigante delle sigarette elettroniche che stanno dilagando negli ultimi mesi in tutto il mondo e funziona nello stesso modo. Come lui altri giovani talenti cercano l’idea vincente: dispenser, fornelletti vari, bicchieroni di carta tipo Starbucks ma adattati per le pipe ad acqua, custodie dove i consumatori possono mettere tutto quel che serve, veri e propri kit per dare ai clienti “comfort e qualità ”. Ma dimenticate l’armamentario hippy anni Settanta, il design è ultramoderno, l’eleganza si sposa con la tecnologia «in modo da poter fumare in pubblico senza pose imbarazzanti »: è l’era dello spinello hitech. Perché, come dice uno degli imprenditori, «siamo seduti su un geyser che sta per esplodere, bisogna vedere quali aziende sapranno salirci sopra». E chissà  che, dopo la new economy, non sia l’erba ad alleviare il dolore della crisi economica.


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