La Bce: disoccupazione senza precedenti

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BRUXELLES — «L’Italia non sta contagiando nessuno», dice Mario Monti dal G8, il vertice dei ministri degli Esteri di Londra dove sostituisce Giulio Terzi. Parla di contagio finanziario, di assalti della speculazione ai mercati più deboli, di spread che finalmente sembra placarsi. La sua è una risposta in 24 ore all’allarme lanciato dalla Commissione europea sulla situazione del nostro debito pubblico. Ma per quanto prestigioso e apprezzato in Europa, chi offre questa risposta è un primo ministro uscente, il Mario Monti che guarda al G8 di giugno in Irlanda augurandosi che «ci vada un presidente del Consiglio italiano con pienezza di poteri».
Le rassicurazioni di Monti arrivano in un momento delicato. Proprio ieri l’Istat ha segnalato che gli scoraggiati in Italia, coloro che hanno smesso di cercare un posto, sono 1,3 milioni di persone. Se si sommano agli inattivi e ai disoccupati veri e propri, emerge il conto di un esercito di 5,8 milioni di senza lavoro. Anche per questo ieri la Bce ha segnalato che la disoccupazione nell’area euro è ai massimi storici ma salirà  ancora. Mentre l’Ocse — l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico — segnala un lieve calo dei senza lavoro a gennaio ma anche un totale nella sua area di 48,7 milioni di disoccupati, 13,9 milioni in più rispetto a quando iniziò la crisi nel 2008.
Sul palco del vertice di Londra, in mezzo ai ministri, c’era anche Angelina Jolie, inviata speciale dell’Onu per i rifugiati. E unico sorriso smagliante fra tanti doppiopetti grigi e blu. Facce lunghe, e non potrebbe essere diversamente. Perché i dispacci di agenzia che si accumulano sul lungo tavolo, ancora una volta, disegnano un’Europa — e un’Italia — assediate in trincea.
I dati sulla disoccupazione dell’ultimo bollettino mensile della Banca centrale europea, e poi quelli dell’Istat, per esempio: fra ottobre e dicembre 2012 i senza lavoro dell’eurozona hanno toccato livelli mai prima raggiunti e saliranno ancora nel primo trimestre 2013.
L’unico spiraglio all’orizzonte è quello che apre (cautamente) la Bce, invitando tutti a gettare lo sguardo verso la fine di quest’anno: «La debolezza dell’attività  economica nell’eurozona si è protratta fino all’inizio del 2013 e per la seconda metà  dell’anno si prevede una graduale ripresa, che è soggetta a rischi al ribasso». È già  qualcosa. Solo un anno fa, la parola «ripresa» avrebbe avuto il suono di una beffa. Ed è forse per questo che, pur sulla via del commiato da Palazzo Chigi, Monti ricorda anche oggi che «non è il momento di allentare la presa», che l’Italia deve invece «accelerare per non perdere altro terreno». E che «per tornare a crescere non ci sono ricette sostitutive alle riforme per la competitività  e la produttività ». Da una sponda piuttosto lontana, gli giunge subito la risposta di Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil: «È una crisi economica e sociale, lunga e drammatica, senza equivalenti nel dopoguerra», quella che attraversa oggi l’Italia. Di più: «È la tempesta perfetta — aggiunge la segretaria della Cgil — tutte le scadenze elettorali si incrociano in questa crisi gravissima».


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