by Sergio Segio | 8 Aprile 2013 8:00
Insieme mirano ad una reale riforma di tutto il sistema della raccolta e smaltimento rifiuti capace di far rientrare il ciclo produzione-consumo all’interno dei limiti delle risorse del pianeta basandosi su 5 parole d’ordine fondamentali: sostenibilità [1], ambiente[2], salute[3], partecipazione[4] e lavoro[5].
L’iniziativa è partita a giugno del 2012 da una proposta elaborata da Paul Connett portavoce della Rete Zero Waste Lazio[6], che rappresenta decine di associazioni e Comitati Rifiuti Zero di Roma e del Lazio, in cui si prende atto che per raggiungere l’obiettivo votato nel maggio 2012 dal Parlamento Europeo che prevede la chiusura di inceneritori e discariche entro il 2020 occorre cambiare profondamente la Legge Nazionale in vigore per la gestione dei rifiuti (Testo Unico Legge n° 152/2006[7] e successive modifiche).
 Per il comitato che ha proposto la legge non si tratta di una proposta rivoluzionaria[8], “ma semplicemente di proteggere l’ambiente e la salute umana secondo gli ancora attuali indirizzi della Carta di Ottawa[9] per la promozione della salute datata 21 novembre 1986, nella consapevolezza che le nostre società sono complesse e interdipendenti e non è possibile separare la salute dagli altri obiettivi ed è sempre più urgente identificare e superare gli ostacoli all’adozione di politiche pubbliche per la salute nei settori non sanitari”. “Oggi prendiamo atto che finalmente la strategia Rifiuti Zero, che prevede l’introduzione della raccolta differenziata porta a porta come il primo dei passi verso Rifiuti Zero, inizia ad affermarsi in circa cento Comuni italiani come l’unica alternativa ad un sistema di gestione dei rifiuti che ha prodotto danni enormi all’ambiente ed alla salute pubblica” ha spiegato il variegato comitato promotore[10] presentandosi alla stampa.
 “Ma il nostro principale ostacolo oggi si chiama Ciclo Integrato dei Rifiuti, una norma contenuta nella Legge Nazionale per cui si prevede che il ciclo dei rifiuti debba partire dalla Raccolta differenziata e dal Riciclo e Recupero di materia, ma insieme si sostiene la necessità di costruire inceneritori e discariche per distruggere la materia”.
La Legge Nazionale vigente in materia di raccolta differenziata, recentemente aggiornata nel 2011 in recepimento della Direttiva Europea 98/2008, di fatto è largamente inapplicata in buona parte del Belpaese specialmente in alcune regioni del centro e del sud in cui i risultati della differenziazione spesso non superano il 15% contro l’obiettivo di legge del 65% fissato già per il 2012.
 Il motivo principale risiede nella storica ed illegale (almeno da dieci anni) pratica di mandare in discarica i rifiuti “talquali”, raccolti con i cassonetti stradali e sotterrati in megadiscariche senza nessun trattamento, un sistema che ha creato una ristrettissima lobby monopolistica che gestisce da decenni appalti per centinaia di milioni di euro. “
Dal 1992 inoltre i vari Governi hanno previsto una illegittima incentivazione degli impianti di incenerimento, attraverso i famosi CIP6[11] prima ed i Certificati Verdi[12] ora, che hanno prodotto il risultato di favorire la gestione della pura immondizia da cui tirare fuori un terzo di materiali combustibili sporchi da bruciare (il cosiddetto CDR fatto di carta e plastica) continuando a mandare i due terzi restanti ad alimentare vecchie e nuove discariche”. Non è un caso, infatti, che solo pochi giorni fa, l’Unione Europea ci ha bacchettato e deferito[13] alla Corte di Giustizia per come stiamo gestendo l’emergenza rifiuti nel Lazio e dal 2007 siamo riconosciuti responsabili dalla Corte di Giustizia europea della presenza sul territorio italiano di centinaia di discariche illegali e omessi controlli nella gestione dei rifiuti[14].
Lo scopo della Legge Rifiuti Zero è quindi quello di mettere al bando gli inceneritori di rifiuti e le megadiscariche, sulla base di una moratoria che preveda la sospensione delle autorizzazioni a tutti gli inceneritori in fase di avvio o di progettazione, la revoca degli incentivi all’incenerimento agli impianti che ne hanno già usufruito per cinque anni, la chiusura degli impianti più vecchi e pericolosi e la tassazione per quelli che rimarrebbero attivi, ma che non sono classificabili come impianti di “recupero di energia”. 
Parallelamente è indispensabile costruire norme applicative per favorire quello che la Legge Nazionale e le Direttive Europee ci dicono essere prioritario da sempre, cioè “la prevenzione e la riduzione, il riutilizzo ed il riuso, la raccolta differenziata porta a porta, il riciclo ed il recupero dei materiali inorganici ed organici per produrre materia prima secondaria per l’industria, compost per l’agricoltura e biometano per ridurre l’importazione di quello fossile”.
Ma come? Per Rete Zero Waste Lazio[6] “
Questo avverrà solo sulla base della obbligatorietà dell’adozione del sistema di raccolta porta a porta, organizzato anche in ambiti di raccolta ottimale in cui Comuni confinanti costituiscano esperienze condivise di autogestione del riciclo e recupero di beni e materiali, e con l’introduzione della tariffa puntuale in base al quale si pagherà per la quota variabile in funzione della capacità di produrre meno indifferenziato possibile e di attivare il compostaggio domestico e di comunità come una delle diverse pratiche di riduzione dei rifiuti urbani”.
 Il potenziamento e l’incentivazione dell’industria del riciclo e del recupero dovrebbe fare il resto dando avvio ad un grande programma di riconversione industriale in cui si renda economicamente favorevole l’industria “pulita” ad impatto zero e l’avvio di un programma di bonifica nei numerosi siti resi pericolosi per qualsiasi interazione umana.
 Infine ha concluso il comitato promotore della Legge di Iniziativa Popolare denominata Rifiuti Zero[15] con l’introduzione del reato di inquinamento ambientale (sulla falsa riga dell’Ecocidio richiesto da una Iniziativa di Cittadini Europei[16]) “si potrà iniziare a combattere la vera lotta alla criminalità organizzata ed agli imprenditori collusi, lotta rafforzata dall’introduzione dell’obbligo di trattare entro la regione i rifiuti speciali e pericolosi, stroncando il famigerato traffico dei tir dei veleni che hanno consentito alle industrie del Nord di smaltire a poco prezzo scarti e sostanze chimiche che hanno avvelenato irrimediabilmente il Sud”.
Adesso la macchina per la raccolta firme[17] si è messa in moto, con il primo “Firma day[18]” previsto per domenica 14 aprile in tutta Italia, che grazie al supporto delle numerose associazioni e dei comitati territoriali promette di avere molto seguito soprattutto in quei territori dove già si sta lottando contro discariche, inceneritori e gestioni dei rifiuti sbagliate o perennemente in emergenza. La fine della raccolta firme e la presentazione della Proposta di legge è prevista prima della pausa parlamentare estiva, quando in base alla normativa in materia dovranno essere consegnate le 50 mila firme necessarie affinché la legge possa essere presentata, ma i promotori promettono di raccoglierne almeno il doppio. La Campagna intanto ha invitato tutte le forze politiche presenti in parlamento a sostenere la raccolta firme e ad impegnarsi a portare avanti l’iter legislativo, perché anche in materia di rifiuti “Riscrivere il futuro, oggi si può”.
Alessandro Graziadei[19]
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