Ingroia «esattore» in Sicilia, no del Csm

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ROMA — Bocciato. Il tentativo di Antonio Ingroia di tornare in Sicilia a capo della Riscossione spa, dove lo voleva il governatore Rosario Crocetta per moralizzare il settore, si è già  scontrato con il «no» unanime della terza commissione del Csm. «Non sussiste l’interesse dell’amministrazione della giustizia» a quell’incarico, ha motivato la commissione che si è opposta, senza riserve, alla concessione di un ulteriore periodo di aspettativa per l’ex procuratore aggiunto di Palermo, ora leader del partito Rivoluzione Civile, ancora fuori ruolo per le elezioni.
Il «preavviso di rigetto» della sua richiesta è arrivato al magistrato ieri, alla vigilia del plenum che dovrà  decidere sull’assegnazione ad Aosta, unica circoscrizione nella quale non si era candidato: in procura c’è un posto libero, ma sembra più probabile la sua destinazione a giudice in sovrannumero (il Tribunale è già  al completo). Anche se, in attesa di prendere possesso del suo ufficio, cosa che potrebbe richiedere anche un paio di mesi, Ingroia potrà  presentare altre richieste di aspettativa.
Quella di presidente dell’azienda Riscossione spa, del resto, dovrà  approdare di fronte al plenum per il «no» definitivo. Ma, a giudicare dagli umori, e dalla risposta unanime in commissione sembra scontato. Non ricorrono i presupposti, è stata infatti la risposta della commissione. In sostanza, secondo la commissione, l’esperienza non arricchirebbe la formazione di magistrato di Ingroia che, di tutt’altro parere, aveva accolto con entusiasmo la proposta di Crocetta dicendo: «Non sarò un burocrate di Stato, farò rispettare la legge e colpirò in maniera durissima i grandi evasori, spesso legati alla mafia».
L’offerta rimane, fa sapere Crocetta. Ma sta ad Ingroia decidere se accettarla anche a costo di rinunciare alla toga. «Noi ad Atene rispettiamo la legge e i magistrati — ha detto ieri il governatore —. La Regione ha fatto una scelta e la manteniamo, ma è chiaro che non possiamo vincolare Ingroia su scelte che riguardano la sua vita». La nomina di Ingroia a capo di un’azienda che in passato si è segnalata per una gestione con luci e ombre era stata salutata con favore in Sicilia. «Un’ottima scelta» aveva dichiarato il pd Davide Faraone. E c’era chi aveva pensato che l’incarico fosse proprio il primo tentativo di riavvicinamento tra il Pd e il leader di Rivoluzione civile, non eletto.
Ma a Palazzo dei Marescialli si citano tre precedenti. Il 9 maggio 2010 era stata rigettata la domanda di Sergio Casarella per il vertice della Direzione centrale del personale dell’Agenzia delle Entrate. E il 23 gennaio 2013 era stata respinta la richiesta di Maria Cristina Motta per diventare direttore amministrativo della Asl 20 di Verona. Il precedente Consiglio aveva respinto il 16 settembre 2009 la domanda di Salvatore Cirignotta per diventare direttore generale dell’Asl di Palermo, su richiesta della giunta regionale siciliana.
Esulta in un twitter il vicepresidente del Senato, Pdl, Maurizio Gasparri: «Rivoluzionario sconfitto, gabelliere mancato, aostano per forza? Dura la vita di Ingroia. Un tempo superstar, oggi ramingo bocciato». E il blog di Gianfranco Miccichè aggiunge: «Ingroia a Riscossione Sicilia. Da Csm null’Aosta».


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Ora si parla, a proposito di «processo breve», di «processo europeo» (la formula è del segretario del premier diventato ministro di giustizia). Dio non voglia che anche questo trucco attecchisca, con il corteo di fumisterie e tartufismi, perché in verità  l’Europa ci chiede di assicurare in tempi ragionevoli processi «efficaci ad identificare e punire i responsabili» e non a liberare i responsabili definendo automatismi insensati al processo.

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