Imprese, rimborsi a ostacoli Dal Pdl a Vendola: no al decreto

by Sergio Segio | 10 Aprile 2013 6:40

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ROMA — Sarà  che stavolta il governo Monti non può mettere la fiducia, come ha fatto 52 volte nel suo anno di vita. Non supererebbe la prova e non sarebbe nemmeno possibile, Costituzione alla mano, visto che nel frattempo è cambiato il Parlamento. Ma dopo gli imprenditori adesso sono tutti i partiti a chiedere di modificare il decreto legge che sblocca il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Critiche nel merito, proposte mirate. Ma forse anche la voglia, quasi la tentazione di prendersi una rivincita sul governo, dopo tutti i decreti blindati presentati negli ultimi mesi. Il primo nodo è sulle compensazioni.

Compensazioni
Le imprese possono compensare le somme che aspettano dalla pubblica amministrazione con quelle che devono allo Stato, sotto forma di tasse o contributi, solo quando c’è di mezzo una procedura di accertamento. Se la procedura è ancora in corso, però, l’impresa deve accettare il risultato dei cosidetti metodi deflattivi del contenzioso. Sono quelle corsie veloci riservate a chi vuole chiudere in tempi rapidi l’accertamento come la mediazione o la definizione agevolata della sanzione. Altrimenti compensare non sarà  possibile.
Modifiche
La posizione più critica è quella del Pdl: «L’unica cosa che va bene in quel decreto è il titolo — dice Daniele Capezzone, coordinatore dei dipartimenti del partito — per il resto va riscritto da capo». Oltre a facilitare le compensazioni, il Pdl propone di allargare le maglie per le piccole imprese e alleggerire le procedure burocratiche. Stessa linea dalla Lega con Gianluca Pini: «Va riscritto, quel testo che è solo una brutta copia». Anche il Pd chiede cambiamenti: anticipare le compensazioni all’anno in corso, facilitare la certificazione dei debiti e provare ad alzare il limite del deficit ora fissato al 2,9% del Pil. «Migliorarlo sì — dice Pier Paolo Baretta — perder tempo no. Spero che il Pdl non voglia fare campagna elettorale». Anche Nichi Vendola, leader di Sel, boccia il testo pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale: «Condivido tutte le critiche degli imprenditori. Il testo dovrebbe intervenire sul Patto di Stabilità ». Parla anche da governatore della Puglia, Vendola. Lo si capisce dalle parole del suo collega Vito De Filippo (Pd), presidente della Basilicata: «Il decreto non sblocca un solo centesimo per i debiti delle Regioni. L’unica cosa che cambia è che ora abbiamo la possibilità  di fare dei trasferimenti a favore degli enti locali».
Imprese
Sui punti da cambiare anche ieri le associazioni degli imprenditori hanno fatto sentire la loro voce. Il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, insiste sulle «procedure troppo complesse» con «passaggi dallo Stato alle Regioni e poi agli enti locali che rischiano di allungare i tempi». Rete imprese Italia si concentra sulle risorse disponibili: «Il decreto prevede 20 miliardi nel 2013 e 20 nel 2014. Lo dice anche Bankitalia che ne servirebbero almeno 90».
Tempi
Il ministero dell’Economia ha fissato il tasso di interesse da applicare alle anticipazioni per il pagamento dei debiti. Per il 2013 sarà  del 3,302%, pari al rendimento dei Btp a 5 anni rilevato due giorni fa. Dopo l’esame da parte della commissione speciale, il decreto sarà  votato dall’Aula entro il 3 maggio per poi passare al Senato. E se la fiducia non è possibile, il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo avverte: «La linea del Piave sarà  che i saldi non possono essere modificati perché c’è un accordo a livello europeo e una risoluzione del Parlamento che obbliga a non superare il 2,9% di deficit». Prima però bisogna sciogliere il nodo del relatore, il deputato che ha il ruolo di guidare l’esame del testo. Il Pd lo vuole per sé, il Pdl pure ma in alternativa propone il relatore doppio, uno per parte, come già  fatto per i decreti del governo Monti. Anche se in sedicesimi, sembra una trattativa sul governissimo.

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