Il leader pd insiste: anche altri interlocutori

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ROMA — Pier Luigi Bersani spera ancora di mandare in porto il suo governo di minoranza. E per raggiungere questo traguardo si rivolge a tutti: «Il nostro interlocutore non è solo il Pdl, ci sono anche la Lega e i parlamentari del “Movimento 5 Stelle” a cui ricordiamo che la Costituzione non prevede il vincolo di mandato». «Ma prima — ammonisce il segretario del Partito democratico — dobbiamo risolvere la vicenda del Quirinale e su un possibile nome noi e il centrodestra siamo ancora distanti».
Una bella fatica, per il leader del Pd che si è assunto l’onere di sbrogliare questa matassa prima di tentare nuovamente l’avventura governativa. Alla quale, come si diceva, non ha rinunciato. Tant’è vero che sta già  pensando ai possibili ministri. L’idea è quella di un governo snello in cui inserire alcuni «innesti esterni», non direttamente riconducibili a una precisa area politica, ma sicuramente non provenienti dalla sinistra tradizionale. Questo, per cercare di convincere il Pdl a far passare l’esecutivo Bersani.
Ma mentre il segretario è impegnato nei suoi progetti, nel Transatlantico di Montecitorio sono in pochi a credere che ce la farà . Una volta tanto i parlamentari sembrano essere in sintonia con i cittadini italiani: secondo un sondaggio Digis, pubblicato da «Il retroscena», un sito web molto vicino al Partito democratico, più del 60 per cento degli elettori ritiene che il segretario del Pd non riuscirà  nel suo tentativo. Non solo: un italiano su due è convinto che si andrà  a votare presto.
E di elezioni, infatti, si parla anche alla Camera. Lo fanno, per esempio, i «giovani turchi», che non hanno mai nascosto di preferire le elezioni a un governo di qualsiasi tipo — di scopo, del Presidente, tecnico — in cui i voti del Pd dovrebbero mescolarsi con quelli del centrodestra. Meglio le urne. Bersani è assai meno convinto di tanti suoi parlamentari dell’opportunità  di andare al voto. Per il segretario la situazione del nostro Paese è troppo delicata e richiede «un governo serio».
Ma anche Bersani sa che questa legislatura balla sull’orlo del precipizio elettorale. Il che comporta, per gli anti-renziani, la scelta di un candidato da contrapporre al sindaco di Firenze. Ma l’uomo (o la donna) in questione non si trova ancora. E questo è un problema, tanto più che ormai anche nella stessa maggioranza del Pd è opinion diffusa che non si possa andare alle primarie con Bersani. Chi allora? L’orientamento prevalente è quello di scegliere un candidato che sia caratterizzato a sinistra ben più di Renzi. Non Fabrizio Barca, però.
La ricerca è affannosa e difficile, soprattutto da quando il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha fatto sapere di non essere assolutamente intenzionato a partecipare alla competizione delle primarie nazionali. Ma un nome bisognerà  pur trovarlo anche perché l’insofferenza del mondo che gravita attorno a Bersani nei confronti del sindaco di Firenze è molta. Tanto che il povero deputato Daniele Marantelli, reo di aver accettato l’invito di Renzi a vedere al Franchi Fiorentina-Milan, ieri è stato aspramente rimproverato dagli amici del segretario.


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