Il compromesso difficile tra conti e ripresa

by Sergio Segio | 4 Aprile 2013 6:54

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Il governo minimizza, parla di necessari approfondimenti tecnici ed esclude contrasti fra i ministri. Ma le associazioni imprenditoriali che ieri hanno avuto incontri con i più stretti collaboratori dei ministri dell’Economia, Vittorio Grilli, e dello Sviluppo, Corrado Passera, raccontano di «sensibilità  diverse», un eufemismo per dire di posizioni lontane se non contrapposte. Che, a dire il vero, hanno una loro giustificazione. Nel senso che il Tesoro deve necessariamente ergersi a difesa del limite invalicabile del deficit al 3% del prodotto interno lordo, impegno ribadito ancora ieri dal premier Mario Monti nella telefonata con il commissario europeo Olli Rehn, mentre lo Sviluppo economico è per sua natura vicino alle istanze delle imprese e spinge per una manovra coraggiosa che rilanci finalmente la crescita.
Un compromesso non è impossibile, ma bisogna sgombrare il campo dalle macerie prodotte da alcuni incidenti gravi, come la sciagurata previsione, inserita nella bozza del provvedimento e poi ritirata, di coprire in parte il decreto con un nuovo aumento dell’Irpef regionale. E soprattutto bisogna trovare un accordo con le imprese, assolutamente deluse dal meccanismo proposto dal governo. Gli incontri di ieri pomeriggio sono andati male. Ai tecnici di Grilli e Passera, disponibili a considerare modifiche che non stravolgessero il decreto, le imprese hanno opposto un rifiuto dell’impianto chiedendo una svolta. In particolare, Rete imprese Italia, che rappresenta artigiani e commercianti, insiste sulla compensazione automatica tra crediti e debiti col modello F24. In pratica un’azienda che vanta un credito, poniamo, di mille euro, esibendo la fattura o la relativa scrittura contabile, lo compenserebbe non versando mille euro di imposte o contributi. Un meccanismo troppo rischioso per il Tesoro che teme un buco di gettito ben superiore ai 40 miliardi a disposizione dei pagamenti nel biennio 2013-2014. Ma le associazioni ribattono: apriamo «il rubinetto» per qualche mese e vediamo come va, così non si corrono rischi, ma si è sicuri che il pagamento sarebbe immediato mentre il sistema del governo basa il suo successo sull’efficienza di Asl ed enti locali, sulla quale le aziende non sono pronte a scommettere un euro.

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