by Sergio Segio | 12 Aprile 2013 18:25
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Dall’inizio della guerra in Mali nel gennaio del 2012 – da quando cioè i ribelli tuareg hanno dichiarato l’indipendenza della parte settentrionale del deserto del Mali – più di 270mila persone sono state costrette a lasciare le loro case per spostarsi nelle aree del paese non colpite dal conflitto, mentre in 170mila sono fuggiti negli stati vicini: in Burkina Faso, Mauritania e Niger. Almeno 74mila profughi si trovano nel campo di Mbera, nel deserto della Mauritania, in una condizione che negli ultimi mesi è diventata “estremamente precaria”. Lo ha denunciato l’organizzazione Medici Senza Frontiere in un rapporto pubblicato oggi e intitolato “Stranded in the desert” (Bloccati nel deserto).
La Mauritania è il paese che accoglie il più alto numero di rifugiati maliani. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2013, dopo l’intervento francese e l’intensificarsi del conflitto, circa 300 rifugiati al giorno hanno iniziato a presentarsi al posto di blocco di frontiera di Fassala: soprattutto donne e bambini provenienti da Timbuctu, Léré, Goundam, Niafounké e Larnab. Nel deserto della Mauritania le temperature raggiungono i 50 gradi all’ombra.
Marie-Christine Ferir, responsabile di MSF, ha spiegato come nel campo ci sia un bagno ogni 3mila residenti, come i nuovi arrivati debbano aspettare più di un mese per ricevere indumenti e siano costretti a costruire i propri rifugi con bastoni e pezzi di stoffa. Il problema principale è però un altro: la scarsità d’acqua. I rifugiati ricevono una media di 11 litri al giorno, quando la necessità sarebbe di 20 litri.
La situazione è particolarmente difficile per i bambini. I bambini arrivati ​​al campo nel mese di gennaio sono stati ben nutriti per i primi giorni, ma molti di loro hanno dopo poco sviluppato i sintomi della malnutrizione. Il numero di bambini ricoverati a settimana per malnutrizione grave è più che raddoppiato, passando da 42 a 106. Il loro tasso di mortalità è cresciuto a dismisura e ha superato la soglia di emergenza che è di due morti al giorno ogni 10mila persone. Ora, la media è di 3,2 decessi ogni 10 mila persone. E questo significa che ogni giorno muoiono tra i 23 e i 24 minori.
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La maggior parte dei rifugiati a Mbera provengono dalle comunità tuareg e e arabe, quelli che la maggioranza della popolazione chiama “a pelle bianca” e associa agli islamisti che partecipano al conflitto: a causa delle tensioni etniche che stanno alla base dei combattimenti sarà molto difficile che queste persone facciano ritorno in breve tempo nel loro paese.
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