Grillo dà  la linea: «Avanti con Rodotà »

Loading

ROMA — Il professore Stefano Rodotà , che abita in una strada del centro molto frequentata, è rimasto volutamente in casa tutto il giorno anche perché, a un chilometro di distanza, un centinaio di suoi fan (grillini, Pd delusi, popolo viola, ex girotondini) scandivano a gran voce il suo nome davanti alla Camera: «Ringrazio tutti per quello che sta accadendo nelle strade e soprattutto sulla Rete, ma ho scelto di non abbandonare la linea di riserbo che ho scelto. Ringrazio, sono contento, ma per ora non vorrei aggiungere altro…», si schermisce dunque il candidato per il Quirinale del M5S che ha ricevuto più voti di quelli previsti: 240 al primo scrutinio e 222 al secondo, di più quindi della somma dei 163 attributi ai parlamentari grillini e dei 44 ottenuti nei gruppi di Sel. Per Rodotà , avrebbero votato anche una trentina di giovani del Pd ispirati da Pippo Civati, che non ce l’hanno fatta proprio a scrivere il nome di Franco Marini sulla scheda.
Ma la festa in casa del Movimento 5 Stelle — bagno di folla davanti alla Camera con il capogruppo Roberta Lombardi contesa come una star dalle telecamere e la deputata Carla Ruocco che ripeteva «come fa il Pd a non votare Rodotà ?» — la rovina proprio il gran capo Beppe Grillo. Mentre a Roma si celebra Rodotà , a Trieste il leader pianta un grosso paletto: «Noi porteremo avanti il nome di Rodotà  fino alla quarta votazione». E poi? Se il Pd per esempio fa il nome di Romano Prodi, cosa faranno i grillini? Convergeranno tutti o in parte sul candidato Prodi piazzatosi all’ottavo posto alle «Quirinarie» del M5S? Vito Crimi, quando è già  sera, esclude questo scenario: «Il nostro candidato è Rodotà . Punto». Ma poi l’assemblea permanente dei parlamentari grillini si tuffa nell’ennesima discussione notturna proprio sull’eventualità  che l’«opzione Prodi» si materializzi, anche perché il «pontiere» Pippo Civati e i trentenni del Pd chiedono con insistenza un confronto con i grillini. E questo in casa del M5S significa decidere come comportarsi alla quarta votazione se Prodi dovesse essere realmente della partita.
I duri e puri per «votare Rodotà  ad oltranza» sono la maggioranza ma i pontieri con il Pd ci sono e insistono sul fatto che Grillo non si è chiuso tutte le porte alle spalle con un personaggio del calibro di Prodi che, tra l’altro, conosce da molti anni: «Il nostro candidato è Rodotà  ma se Grillo posta sul blog l’idea di votare Prodi io ci metterei la firma», azzarda il salernitano Girolamo Pisano. E anche il veronese Tancredi Turco non esclude questa eventualità  ma in assemblea, poi, il dibattito Prodi sì/Prodi no si complica: «È difficile che l’assemblea dia il via libera a questa opzione», dice il savonese Matteo Mantero.
Eppure la profezia di Civati, «l’acchiappagrillini», si basa sui numeri: alla quarta votazione, Pd e Sel (che dopo aver votato Rodotà  convergerebbe su Prodi) possono mettere in campo 494 grandi elettori e così una manciata di grillini potrebbe fare la differenza per raggiungere il quorum richiesto dopo il terzo scrutinio: 504 voti. Per andare oltre, il via libera a Prodi dovrebbe arrivare da Grillo e dall’assemblea degli eletti M5S che però dovrebbe risolvere il problema dei 4 candidati alle «Quirinarie» che si sono piazzati (ancora non si sa con quanti voti di differenza) tra Rodotà  e Prodi (Zagrebelsky, Imposimato, Bonino, Caselli). A quel punto, se i quattro rinunciassero, la forma sarebbe salva. Anche se per il terzo scrutinio, Riccardo Nuti lancia un appello alla Rete per dare un «sostegno maggiore» a Rodotà  e Gianluca Castaldi fa la sua proposta al Pd: «Se votate Rodotà  facciamo il governo». Il M5S, intanto, ha pubblicato il resoconto delle spese elettorali: all’11 aprile, su 774.208 euro di donazioni, le spese sono 348.506 euro.


Related Articles

IL GOLPE TELEVISIVO

Loading

 ABBIAMO superato il livello di guardia. La tracimazione mediatica di Silvio Berlusconi, sulle sue reti domestiche e su quelle pubbliche, sgorga ormai come una fogna a cielo aperto, con tutti i suoi detriti, i suoi veleni e i suoi miasmi.

“Voleva soldi per darmi commesse poi me li ridava con altre tangenti”

Loading

Nei verbali di Di Caterina i conti delle serate in Svizzera.   Non riuscivo a iniziare i lavori. Saviotti, di Banca Intesa, mi propose di cedere l’area a Zunino ad un prezzo di 200 milioni. Mi opposi, era molto poco. Con Penati, Princiotta, Vimercati abbiamo fatto viaggi in Ucraina, Romania e Russia. Gli pagavo il soggiorno, ristoranti, locali notturni. Con la nuova giunta cercai di aprire un colloquio col neo assessore Di Leva. Lui mi disse che avremmo fatto buoni affari 

Per 3 italiani su 4 il voto ha indebolito il M5S

Loading

Gli effetti negativi anche sul sistema dei partiti: nel Pdl più che nel Pd

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment