by Sergio Segio | 7 Aprile 2013 7:15
MILANO — Un dubbio lanciato dal blog con un messaggio choc. Dai toni lugubri, viola. Beppe Grillo, il giorno dopo l’adunata con i parlamentari del Movimento, vira bruscamente dalla politica alla cronaca, sul caso Monte dei Paschi. «Che silenzio c’è su Siena — scrive il leader dei Cinque Stelle —. Da quando David Rossi, il responsabile della comunicazione, si è buttato (lo hanno buttato?) dalla finestra di un ufficio del Monte dei Paschi dopo una lunga telefonata (con chi ha parlato? possibile che non si possa risalire all’interlocutore? o non si voglia?), sulla città è calata una cappa che si taglia con il coltello. Qualcuno si chiede chi sarà il prossimo, la vox populi senese dà per certo che Rossi non sarà l’ultima vittima». Parole inquietanti, inframmezzate dagli attacchi ai media: «L’informazione nazionale ha seppellito l’affare Monte dei Paschi/Santander sotto il gossip post elettorale, scrive di tutto per non trattare del più grosso scandalo finanziario della Repubblica». Grillo mette così alle spalle le discussioni interne tra i parlamentari rende noto che il Movimento parteciperà alle Comunali a Siena previste a maggio (proprio mentre il Pd annuncia in tutta fretta le primarie nel capoluogo toscano per il 20 aprile).
Il pranzo-riunione di ieri sembra alle spalle. Fratture superate, nonostante gli assenti. Un folto gruppo, una trentina: chi rimasto a Roma a lavorare, chi avvisato con poche ore di preavviso, chi intrappolato da impegni precedenti e sulla via del ritorno (per il weekend) a casa. Deputati e senatori ora ripetono compatti di focalizzarsi sul lavoro. Anche chi non c’era, come Vito Petrocelli. Che spiega: «Ho presentato un’interrogazione sull’inceneritore Fenice di Melfi». «Grillo non ricompatta niente perché siamo già compatti», scrive su Facebook Elena Fattori. E sempre sul social media Michele Mario Giarrusso racconta nel dettaglio la giornata. «Chi immaginava coltellate, rese dei conti e urla (la stampa e i partiti), credo sia rimasto davvero basito», afferma. E rivela: «In molti lo abbiamo affettuosamente “rimproverato” di non aver fatto prima e più spesso incontri di questo tipo». Anche Carla Ruocco racconta: «Non abbiamo mai rincorso l’unanimità . Ma, come ha detto Beppe, alla fin fine noi siamo più coesi di molti altri che sono d’accordo coi loro leader per il solo fatto che non hanno alcuna voce in capitolo nelle decisioni».
Questione chiusa? Macché. A riaprire il dibattito è un’intervista di Marino Mastrangeli all’Huffington Post. Il senatore laziale — che già aveva violato le regole del Codice di comportamento presenziando a un talk show — attacca: «Tutto quello che non è compreso nel Non-statuto va sottoposto alla valutazione degli attivisti. Anche la linea politica». Un concetto che implica eventuali alleanze. «Non basta un voto a maggioranza di noi parlamentari — spiega Mastrangeli —. Noi siamo dei semplici esecutori del mandato che ci hanno conferito cittadini e attivisti, per questo dovremmo consultarli sempre, anche per queste questioni». Per il senatore laziale la soluzione è una redistribuzione proporzionale dei voti sulle scelte della base. «Se dalla rete emerge che su un provvedimento c’è una fetta di minoranza che ha votato in altro modo, quel voto dovrebbe essere riflesso in Parlamento — dichiara —. Noi siamo schiaccia bottoni per conto del popolo, portavoce dei nostri elettori». Intanto, nuove ombre sembrano profilarsi: circola con insistenza la voce di un passaggio di cinque-sei parlamentari Cinque Stelle al gruppo misto.
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