Grillo: bastonate contro l’inciucio
ROMA — La gita comincia con una carovana di tre autobus che da piazzale Flaminio imboccano tre direzioni diverse, non è chiaro se per depistare i cronisti o per semplice imperizia topografica degli autisti. Francesco D’Uva, giovane deputato messinese, resta a piedi in autogrill e rischia di perdere anche il terzo autobus: «Ma il nostro slogan — scherza — non era “nessuno deve rimanere indietro”?». Risultato del percorso rocambolesco: un paio d’ore di viaggio per consumare una trentina di chilometri scarsi. Ma alla fine, il centinaio di parlamentari a 5 Stelle raggiunge la meta segretata fino all’ultimo, un bel casale di Tragliata (Fiumicino), con il ristorante La Quiete. Ad attenderli, in camicia a quadrettoni azzurri, c’è un signore già noto come comico, diventato negli ultimi mesi l’uomo che ha scosso dalle fondamenta la politica italiana. Beppe Grillo, un po’ padre e un po’ padrone, raduna i suoi, per conoscerli meglio. Ma anche per tirare le fila di un Movimento che rischia di deragliare per eccesso di velocità o perlomeno di perdere qualche vagone. Le critiche aperte di Alessandra Bencini, Tommaso Currò e Walter Rizzetto (e un’area di dissidenti che si aggira sui 9-10 parlamentari) sono un monito da non sottovalutare. Per questo, Grillo assume su di sé l’onere e l’onore di esibire la linea, chiedendo condivisione e rivendicando compattezza, con una frase a metà tra sentenza e auspicio: «Noi non ci dividiamo».
L’incontro è a porte chiuse. Niente streaming: «Non lo facciamo — dice Roberta Lombardi — negli incontri conviviali o quando si decide la linea politica». Solita caccia ai cronisti che cercano di capire di che si parla, con polizia di rinforzo. E come sempre il segreto viene violato. Non tanto per il menù del pranzo (paccheri, guanciale di Norcia e porcini), quanto per le parole di Grillo. Si comincia a fare due chiacchiere ai tavoli. Poi la brigata si sposta in un’altra sala, per il dibattito. In realtà parlerà solo lui, con quattro o cinque interventi (tra gli altri Giulia Sarti e il questore Laura Bottici). Grillo ripete le basi: «No alla fiducia a un altro governo. Non collaboriamo con nessuno, non esiste». La direzione è giusta: «State andando bene, forse perderemo qualche voto, ma non importa, va bene così». L’attività parlamentare: «Entro due settimane sarà pronta la piattaforma per condividere le proposte di legge». Si comincerà da conflitto d’interessi e ineleggibilità . Le alleanze: «Non si discute neanche con la Rete la linea della non collaborazione con il Pd: altrimenti votavano un altro partito». E la Sicilia? «Basta enfatizzare quel modello, siamo noi a fare le cose non Crocetta». Le commissioni: «Se non partono, dovete essere durissimi». Due le alternative discusse tra Grillo e i suoi: occupazione di Camera e Senato (in realtà prolungamento del lavoro di qualche ora) oppure manifestazione di piazza. Il Quirinale: «Dobbiamo arrivare calmi e sereni all’elezione del presidente della Repubblica, che sarà molto diverso da questo». Sul governo, ancora niente: «Non faremo nomi, il nome è il Movimento». E se fanno il governissimo Pd-Pdl? «La gente è stufa, prenderà i bastoni». Anche lui è stufo: «Abbiamo a che fare con gente incredibile, fanno dossier di tutti i tipi». Qualche «consiglio» precauzionale ai «ragazzi»: «Non pubblicate sui social network cose della vita privata». E l’annuncio di una visita in Friuli, per le Regionali.
All’uscita Grillo è allegro. Scherza su Vito Crimi: «Non ha macchiato la tovaglia». Annuncia che incontrerà i parlamentari «ogni mese» e ricicla una battuta dei suoi, che la ripetevano dalla mattina: «Abbiamo il listino prezzi per i grillini in vendita». Allusione sarcastica ai giornalisti, che non sono esattamente nel cuore di Grillo. Figuriamoci in quello di Crimi, stremato da domande e critiche sulle sue continue rettifiche. Non a caso il capogruppo al Senato prima rilancia il mito della democrazia senza filtri: «Seguiteci direttamente in Rete, sui media c’è solo gossip». E poi annuncia, non senza soddisfazione: «Tra le prime proposte di legge ci saranno l’abolizione dell’ordine dei giornalisti e l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai giornali». Appuntamento tra un mese.
Related Articles
Il legittimo impedimento
Domenica 12 e lunedì 13 giugno urne aperte in tutta Italia per la battaglia del referendum. Ecco i quesiti del voto Che cosa succede se prevarranno i sì oppure i no. Ma sarà indispensabile il quorum del 50 per cento degli elettori più uno
Napolitano laureato indigna Bologna
Il capo dello Stato riceve una laurea honoris causa in relazioni internazionali, fuori dall’università gli indignati bolognesi protestano contro l’austerity del governo del presidente: «In quell’aula l’1% della popolazione si autocelebra e si autoincensa»
Dal Veneto arriva la «donna di ferro» Nel triumvirato per il cerchio magico