Fornero a caccia di un miliardo per garantire la cassa integrazione
ROMA — Un miliardo non basta, lo dice anche il ministro Fornero. Per finanziare la cassa integrazione in deroga ad evitare che come annunciato dalla Cgil — da qui alla fine dell’anno, mezzo milione di lavoratori possa restare senza ammortizzatori sociali e senza entrate — serve di più. Un milione e mezzo di euro, dicono i sindacati, oltre 2 miliardi e 700 milioni, rilanciano le Regioni. Comunque sia, una montagna di soldi da stanziare, proprio mentre la Bce lancia l’allarme sui mancati crediti alle aziende e mentre diminuiscono le entrate versate dalle imprese nelle casse dello Stato (nel primo bimestre gli introiti da Ires sono diminuiti del 11 per cento e quelli Iva del 9,4, anche se grazie all’Irpef, nel complesso le entrate tributarie sono aumentate dello 0,6 per cento).
L’emergenza cassa integrazione è sul tavolo del ministro del Lavoro che, per discutere delle «esigenze di intervento» ha convocato per questo pomeriggio tutte le parti sociali (Cgil, Cisl, Uil, Ugl per il sindacato, Confindustria, Rete Imprese, Abi, Ania e Confcooperative per le aziende). Un appuntamento al quale Camusso, Bonanni e Angeletti arriveranno dopo la manifestazione unitaria sulla «questione Cig» organizzata in mattinata davanti a Montecitorio. Le prospettive non sono fra le migliori: «Se riuscissi a destinare al finanziamento della cassa integrazione un altro miliardo di euro, potrei dirmi soddisfatta, anche se c’è il rischio che possa non essere ancora sufficiente » ha ammesso il ministro, escludendo un’altra manovra.
A spiegare che quel miliardo non basta, ci pensa la matematica: «Se fino a maggio, per coprire le necessità , si è calcolato che servono 1,2 miliardi, per arrivare alla fine dell’anno è necessario un altro miliardo e mezzo — spiega Claudio Treves, responsabile lavoro per la Cgil — le regioni alzano il tetto perché sanno che ora, a chiedere la cassa integrazione in deroga, non sono solo le piccole imprese, ma anche le industrie, che hanno esaurito la possibilità di usufruire degli altri ammortizzatori.
Non solo, aumenta la quantità di ore effettivamente utilizzate dalle aziende rispetto a quelle richieste». Tre regioni (Lombardia, Sicilia e Puglia) hanno terminato le risorse a disposizione, altre come la Toscana e la Liguria, per far quadrare i conti hanno ridotto le ore di cassa integrazione concesse rispetto a quanto previsto dagli accordi.
La mancanza di risorse, accomuna, per altri aspetti, anche i produttori tanto che sulla questione è intervenuto Mario Draghi, presidente della Bce. «Quella dell’Eurozona è un’economia dove circa tre quarti dei finanziamenti alle imprese viene dalle banche — ha detto — per questo se in alcuni Paesi non prestano a tassi ragionevoli le conseguenze per l’economia sono gravi». «Particolarmente sconcertante» è il fatto che di credit crunchs offrano soprattutto le piccole imprese, visto che le Pmi «rappresentano circa i tre quarti dell’occupazione ». Secondo Draghi l’unica strada per uscire dalla crisi è l’aumento della competitività : «La maggior parte delle economie sotto stress dell’area euro hanno sofferto di una cronica perdita di competitività — ha commentato — La via d’uscita è ritrovarla».
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