Fisco, sì allo «scambio» debiti-crediti

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ROMA — Ancora ieri, in tarda serata, la bozza del decreto sui pagamenti dei debiti arretrati della pubblica amministrazione per Confindustria «non era soddisfacente». Al ministero dell’Economia invece si dicevano certi di aver risolto uno dei nodi più complessi del provvedimento: la compensazione dei crediti con i debiti tributari, previdenziali e assistenziali. Il punto era evitare un’ondata di compensazioni che andrebbero a svuotare le casse dello Stato. Per questo i debiti dovranno essere assolutamente «certi e esigibili e non contestati». Stamattina, a partire dalle 9.30, il Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare il provvedimento.
La preoccupazione che la procedura scuota il precario equilibrio dei conti pubblici emerge anche da un’altra norma contenuta nell’ultima bozza circolante, quella che configura una sorta di «lucchetto» che il ministero dell’Economia mette all’indebitamento. Il Tesoro vigilerà  sul suo andamento e, «qualora emerga il rischio di mancato raggiungimento dell’obiettivo» programmatico (rapporto deficit/Pil sotto il 3%), «può disporre con proprio decreto la rimodulazione per gli anni 2013 e 2014 delle spese autorizzate» o può prevedere «l’adozione di provvedimenti correttivi urgenti», espressione che palazzo Chigi ha diffidato dall’interpretare come una manovra correttiva.
Indiscrezioni parlano di un aumento fino a 30 miliardi, rispetto ai 20 previsti, la cifra di debiti arretrati liquidabili nel 2013. Così come voci ottimistiche insistevano nel suggerire che alla fine il governo potrebbe riservarsi, una volta effettuata quest’anno la mappatura completa dei debiti, di elevare l’anno prossimo l’attuale tetto complessivo di 40 miliardi di rimborsi, «sempre che le condizioni di contesto lo consentano», si specifica.
Per il resto ieri si è molto insistito su un nuovo ruolo che la Cassa depositi e prestiti avrebbe nei pagamenti, un ruolo di anticipatore, si è detto. Ma anche qui le precisazioni spingono a riconsiderare questa lettura, conferendo alla Cassa soltanto il compito di gestire i tre fondi che anticiperanno le somme a Regioni, enti locali e sanità : una sorta di Sgr, non di più. La liquidità  necessaria sarà  reperita definitivamente attraverso l’emissione di titoli di Stato. Nelle more della loro emissione potranno essere disposte anticipazioni di tesoreria presso il Mef. Quanto ai maggiori interessi sul debito, vi si farà  fronte con tagli lineari alle spese dei ministeri.
Ricapitolando la scansione dei 20 (per ora) miliardi di rimborsi previsti nel 2013, ci sono i 7,5 miliardi di maggior deficit così ripartito: 5 ai Comuni come sfondamento del patto di Stabilità , 1,4 per i trasferimenti dalle Regioni agli enti locali, 600 milioni di cofinanziamento per i Fondi coesione e 500 milioni per i pagamenti arretrati dei ministeri. A questi si aggiungono per ora 2,5 miliardi per i rimborsi fiscali, soprattutto dell’Iva. Altri 10 miliardi, a valere sul debito, saranno impiegati per foraggiare i tre fondi cui attingerà  chi non dispone di liquidità : due miliardi per i Comuni, tre per le Regioni (cinque l’anno prossimo) e cinque per la Sanità  (nove nel 2014).
I meccanismi di restituzione delle somme anticipate dai fondi sono stati resi più cogenti dal momento che ne è saltata, almeno per le Regioni, la copertura tramite l’anticipo delle addizionali Irpef. Così le Regioni che ricorreranno al fondo dovranno mettere a punto misure anche legislative idonee e congrue di copertura annuale del rimborso, in pratica una manovra di tagli, visto che maggiori entrate non possono essere deliberate in tutta autonomia. I sindaci che liquideranno fatture in misura superiore al necessario ci rimetteranno due mensilità  di stipendio. Il decreto poi rende esenti da imposte, tasse e diritti di qualsiasi tipo le cessioni dei crediti vantati verso le pa.
I crediti dovranno essere certificati dalle pubbliche amministrazioni con l’uso della piattaforma informatica e la liquidazione avverrà  in ordine cronologico non privilegiando i crediti ceduti pro soluto.
Antonella Baccaro


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