Esperienze di rivolta di vite schiacciate dal patto di stabilità 

Loading

Il libro infatti è un’utile traccia per ricostruire un’archeologia del presente, nello scarto tra il progressivo affievolirsi dell’intensità  dei conflitti e quanto accaduto con le proteste studentesche e precarie alla fine del 2010, le primavere arabe, le acampadas indignate del 2011 e le occupazioni di teatri, cinema, officine, campi coltivati, stabili dismessi del 2012, per finire con le nuove occupazioni degli studenti medi, il 6 dicembre scorso. Laddove sembrava di contare sul potere di ricomposizione che, due anni fa, ad esempio il movimento NoTav o la vicenda Pomigliano avevano additato, quell’istanza di ricomposizione scompare negli incerti e faticosi inizi del 2013. O meglio, rivela un’inadeguata percezione della realtà  da parte degli stessi soggetti che quei conflitti hanno prodotto. Ecco perché è importante generare teoria critica, cioè far valere il tempo dell’elaborazione concettuale in cui l’istanza critica si manifesta prima e non dopo l’accadere delle lotte e delle rivendicazioni.
È quanto affermano le testimonianze di donne, uomini e ragazzi che Angela Azzaro, ex-redattrice di Liberazione e oggi vicedirettrice del settimanale Gli Altri, ha raccolto, viaggiando nel paese del precariato diffuso, delle partite Iva ridotte sul lastrico, degli impenditori che si suicidano per debiti con Equitalia. Ma anche dei lavoratori dello spettacolo che si autorganizzano, degli studenti che occupano. Privilegiando però le nuove figure della povertà  che trent’anni di postfordismo hanno generato e altrettanti di liberismo hanno costretto nel patto di stabilità  delle vite: pastori, agricoltori, camionisti, commesse, accomunati non da un orizzonte di cambiamento sociale ma dall’abitare una forma di vita.
Oggi si tratta infatti di battersi per vivere, per non morire, come l’autrice scrive nell’introduzione, nella micidiale indistinzione di orizzonte esistenziale e ruolo sociale, condizione materiale di esistenza e rappresentazione di sé nel non lavoro, dimensione biografica singolare e racconto che altri, più potenti, fanno della crisi. Per Giovanna, precaria in un negozio di biancheria intima, per Maria, portavoce dei pastori sardi, per Alessando occupante del teatro Valle, come per Flavio, studente di liceo, Gianni camionista e Danilo dei Comitati riuniti agricoli, come per gli operai che la Fiat è costretta a riassumere, non è importante lottare per il salario, ma per non essere schiacciati da quella inesorabile indistinzione di esistenza e attività  (o produttività ), forma di vita e lavoro, che è lo strumento più potente approntato dal liberismo.
La crisi fa emergere il fatto ineludibile che la mercificazione delle vite è una prassi di soggettivazione tanto quanto un apparato di cattura del desiderio. Un dispositivo per schiacciare qualsiasi tentativo di riappropriazione di vite future, comunque destinate a sostituire uno stato sociale scarnificato e ridotto in briciole. Di questo ci parla l’attacco esteso e continuo che la governance europea ha attuato negli uffici e nelle fabbriche, nelle piazze e nelle scuole, nei campi e nelle piccole imprese contro la riqualificazione di spazi e tempi, saperi e poteri. In questa situazione la riappropriazione di sé precede la ricomposizione, e può esserne il presupposto, come dichiarano le voci qui raccolte. Non troppo paradossalmente, ciò che manca nel libro indica ciò a partire da cui potrebbe generarsi un movimento, magari sulle macerie della non rappresentanza rappresentata dal movimento 5stelle: la vicenda dell’Ilva, unica storia non finita perché la sua cronaca ci presenta in forma sintetica il profilo di possibili conflitti.


Related Articles

La Cia pubblicò « Živago »: dopo anni di sospetti la prova in 130 documenti

Loading

Il contributo della Cia alla prima edizione in russo del Dottor Živago era stato messo in luce da Paolo Mancosu in un documentato volume apparso negli Annali della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli lo scorso anno

Herta Mà¼ller “Io, scrittrice da nobel per caso volevo fare la parrucchiera”

Loading

“Quando moriamo dovremmo portarci via tutto. Le cose che restano mi fanno paura” “Adesso faccio dei collage: lavoro con le forbici e rubo parole ovunque, dalle riviste fino al catalogo Ikea” Un incontro con l’autrice che racconta alcuni aspetti della sua vita privata e del suo passato “Avevo un bisogno di ancorarmi. Una messa in piega o una messa in prosa, è lo stesso…” 

Ricette di editoria

Loading

In «Fare libri» a cura di Riccardo Falcinelli il racconto visivo della casa editrice minimum fax

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment