Disoccupazione, allarme Bce “Livelli senza precedenti”

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ROMA – La recessione continua a falcidiare i posti di lavoro. La Bce lancia l’allarme: i disoccupati hanno raggiunto un livello «senza precedenti» e la situazione potrebbe peggiorare. L’Istat diffonde un calcolo-brivido: in Italia ci sono 3 milioni di «inattivi», persone che non cercano lavoro ma sarebbero disponibili a rimboccarsi le maniche. à‰ il record dal 2004. Se si sommano questi individui con i disoccupati in senso stretto, sono circa 5,8 milioni gli italiani senza un impiego.
Sos occupazione, perciò. Le dimensioni del fenomeno preoccupano l’Eurotower e pure la Banca d’Italia. Fabio Panetta, neo vicedirettore generale dell’istituto, non solo segnala che l’economia italiana sta fronteggiando la più grave crisi dalla fine della seconda guerra mondiale ma avverte: dal 2007 si sono persi 7 punti di Pil e 600 mila occupati. E di fronte a questo quadro, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, lancia un appello ai sindacati: «Credo sia finito il tempo degli scontri e delle incomprensioni, e si deve andare tutti nella stessa direzione. à‰ una responsabilità  storica»
«La crisi economica e finanziaria continua a gravare sul mercato del lavoro nell’area dell’euro», scrivono gli esperti del presidente Bce, Mario Draghi, nel loro consueto Bollettino. «Nel quarto trimestre del 2012 l’occupazione è diminuita ancora, mentre il tasso di disoccupazione ha continuato a crescere, raggiungendo livelli senza precedenti». Le indagini segnalano un ulteriore calo degli occupati nel primo trimestre di quest’anno. In cifre, il tasso di disoccupazione per l’area dell’euro é aumentato dal 7,6% del 2007, all’11,4% nel 2012. Secondo la Commissione Ue, circa la metà  di questi 3,8 punti di aumento è attribuibile a un incremento della disoccupazione strutturale». La Bce cerca di spiegare il perché. Un riquadro del Bollettino è dedicato proprio alla ricerca dei fattori che hanno contribuito all’exploit della disoccupazione strutturale. Sono quattro. Primo: la quota di disoccupati di lungo periodo è aumentata in molti paesi e anche nell’area euro. Secondo: quanto più a lungo i disoccupati restano senza lavoro, tanto più è probabile che le loro competenze diminuiscano e il capitale umano si deprezzi. Terzo: gli individui che accumulano periodi di disoccupazione molto lunghi possono essere considerati meno favorevolmente dai datori di lavoro, rendendo così assai arduo trovare un nuovo impiego. Quarto: più dura la disoccupazione, più le persone si scoraggiano nella ricerca di un posto.
Sono appunto quelli che l’Istat chiama gli scoraggiati. Un esercito di 1 milione 300 mila persone che fanno parte del plotone degli inattivi ma con una differenza di fondo: sono così convinti di non trovare lavoro che hanno smesso di cercarlo. La quota degli inattivi sulle forze lavoro, stabile all’11,6%, è tre volte superiore alla media europea (3,6%). Gli inattivi sono anche più numerosi dei disoccupati veri e propri: ben 2,7 milioni nel 2012, circa 1,2 milioni in più in cinque anni. I mercati non reagiscono a queste notizie e nell’asta di Btp e Cct registra tassi in calo.


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