Def, l’austera ricetta per i conti pubblici del governo prorogato

by Sergio Segio | 13 Aprile 2013 7:03

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Tra queste, il pareggio di bilancio con efficacia a partire dal 2014, con l’istituzione di un organismo indipendente di controllo e verifica e la dismissione del patrimonio pubblico. Nella Spending review il contenimento della spesa viene ottenuto principalmente con la riduzione in termini reali delle retribuzioni dei dipendenti pubblici e il blocco del turnover. Le misure per i servizi pubblici sono centrate sulla razionalizzazione della spesa sanitaria e la valutazione del sistema scolastico e universitario.
Un peso rilevante è assegnato alla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, insieme all’accordo sulla produttività  e la riforma previdenziale. Ci sono poi i fondi strutturali europei, le politiche per la concorrenza, la riforma fiscale e la lotta all’evasione (…). Secondo il Def, il graduale miglioramento della situazione dei mercati finanziari non si è ancora pienamente trasmesso all’economia reale. In realtà , le misure adottate nel 2011 e nel 2012 non solo hanno travalicato le iniziali previsioni dal lato del contenimento della spesa pubblica, ma hanno concorso all’effetto demoltiplicatore del Pil, con una caduta del Pil cumulato (2012-2013) del 3,7%, unitamente ad una caduta degli investimenti, in particolare di quelli in macchinari, del 10,6%. L’effetto a valle, cioè i consumi delle famiglie, è stato quello di una caduta verticale della spesa delle famiglie del 7% nel periodo 2012-13. Inoltre, la decrescita del Pil per il 2013 avrebbe potuto essere superiore se non si fosse provveduto, via decreto legge, al pagamento di parte del credito delle imprese verso le PA (…).
L’effetto macroeconomico è una maggiore crescita del Pil per il 2013 pari a 0,5% (8 miliardi di euro), facendo diminuire la contrazione del Pil dal meno 1,8% al meno 1,3% (…). L’indebitamento netto passa dal 3,9% del 2011, al 2,9% del 2013, in ragione della spesa destinata al pagamento dei debiti della PA. Per il 2014 si prevede un indebitamento netto dell’1,8%, sempre che le risorse ottenute dal fisco con l’Imu sperimentale non siano modificate (…).
Diversamente dall’indebitamento netto, il rapporto debito/Pil continua a crescere, nonostante la spesa per interessi sia stabile in rapporto al Pil (5,6% per il 2013 e 5,8% per il 2014). Le stime sono pari al 130,4% del Pil per il 2013, al 129% per il 2014 e al 125% per il 2015. Un effetto del tutto ovvio: se il denominatore diminuisce con la velocità  di questi ultimi anni, il rapporto è destinate a crescere, indipendentemente dalla misure di contenimento della spesa pubblica adottate. Non si deve dimenticare che dal 2008 al 2013 il Pil dell’Italia si è contratto di quasi 10 punti percentuali.

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