Boston, in cerca di un colpevole

by Sergio Segio | 17 Aprile 2013 8:07

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BOSTON. Boston è una città  blindata ma cerca di tornare lentamente alla normalità  dopo l’attentato che lunedì ha causato la morte di tre persone, tra cui un bambino di otto anni, e, secondo le ultime stime, 176 feriti. Ma è una calma nervosa in una città  ferita al cuore, con molti dubbi e poche risposte. Anche perché poco finora è filtrato dalle indagini, guidate dall’Fbi, sulla possibile matrice dell’attacco. Che il presidente Obama ha definito «un atto di terrorismo».
La centralissima ed elegante zona di Copley, dove lunedì pomeriggio poco prima delle 15 due esplosioni hanno squarciato il clima festoso della maratona a due passi al traguardo, è chiusa al pubblico: è la «scena del crimine», inizialmente estesa a un raggio di 15 isolati e ora ridotta a un raggio di 12. Le forze dell’ordine continuano a fare rilievi e a raccogliere prove, invitando i cittadini a fornire video e fotografie utili alle indagini. Per Ed Davis, il capo della polizia di Boston, si tratta «della scena del crimine più complessa» nella storia del dipartimento.
Anche nel resto della città  si respira aria di emergenza. I trasporti funzionano regolarmente, ma ci sono controlli in stazione e sulla metropolitana. La biblioteca pubblica, a due passi dal luogo dell’attentato, è chiusa, così come l’Emerson College, la University of Massachusetts e il Berklee College of Music. Le lezioni proseguono invece nelle altre università , incluso alla Boston University, e a Cambridge, al di là  del fiume Charles, ad Harvard e al Mit. Intanto, le forze dell’ordine presidiano gli ospedali della città  dove sono ricoverati i feriti, per lo più affetti da traumi, anche gravi, agli arti inferiori. Al Massachusetts General Hospital si sono registrate finora quattro amputazioni, mentre diversi bambini sono ricoverati al Boston Children’s Hospital.
Pochi sono gli elementi a disposizione per ricostruire la dinamica dell’attentato. «Sarà  un’indagine su scala mondiale. Andremo in capo al mondo per trovare il o i responsabili di questo atto spregevole», ha dichiarato in conferenza stampa ieri mattina Richard Des Lauriers, il responsabile dell’Fbi di Boston.
Per ora è certo solo che tra ieri e lunedì le autorità  hanno perquisito un appartamento a Revere, una zona a nord-est della città . Nell’appartamento vive un cittadino saudita di vent’anni che è stato ricoverato in ospedale in seguito all’attentato ed è stato successivamente interrogato dalle forze dell’ordine. Intervistato dall’Associated Press, un altro saudita residente allo stesso domicilio ha dichiarato che l’uomo si troverebbe a Boston per studiare l’inglese.
Per il momento non ci sono persone in stato di arresto e nessuno ha rivendicato l’attentato. I talebani del Pakistan, i mandanti nel 2010 di un fallito attentato a Time Square a New York, hanno negato di aver avuto alcun coinvolgimento nell’attacco. Fra gli sviluppi di una certa rilevanza c’è il fatto che le autorità  abbiano escluso che una terza esplosione registrata lunedì pomeriggio alla John F. Kennedy Library, una biblioteca presidenziale, sia collegata all’attentato. Novità  anche sul tipo di ordigni utilizzati negli attacchi: secondo le prime indiscrezioni, si tratterebbe di pentole a pressione colme di schegge metalliche, chiodi e cuscinetti a sfera, collegate a detonatori e piazzate all’interno di borsoni neri.
Mentre nulla di ufficiale è trapelato sulla matrice dell’attentato – un punto ribadito da Obama nel suo discorso di ieri – in rete e sui social media, ma anche tra alcuni accreditati opinionisti, fioriscono ipotesi sul possibile coinvolgimento di terroristi di estrema destra americani per via della data dell’attentato: il Patriot’s Day, un giorno festivo in cui in Massachusetts si commemora la battaglia di Lexington, che il 19 aprile 1775 segnò l’inizio della guerra di indipendenza americana. Durante la ricorrenza, che viene festeggiata per convenzione il terzo lunedì di aprile, a Boston si svolge la maratona che è considerata la più antica del mondo. Proprio durante il Patriot’s Day, il 19 aprile del 1995, l’estremista di destra Timothy McVeigh insanguinò Oklahoma City con un attentato che causò la morte di 168 persone.
A suggerire la pista interna anche Michael Moore che tira in ballo ambienti vicini al movimento ultra-conservatore dei Tea Party. Via Twitter il regista di Bowling for Colombine mette in relazione la ricorrenza del Patriot’s Day e la coincidenza con il Tax day (per gli americani scade il 15 aprile il termine ultimo per la dichiarazione dei redditi). Un mix di patriottismo e anti-tasse (cavallo di battaglia dei Tea party) che farebbe appunto pensare ai militanti dell’ultradestra. Per Moore è come fare «2+2=».

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