Bitcoin, la moneta virtuale gonfiata dalla speculazione che ora rischia di scoppiare

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NEW YORK – Una nuova bolla speculativa eccita la fantasia degli americani: dopo le case, dopo l’oro, ecco il boom delle Bitcoin, cioè monete digitali. E’ nata come un gioco virtuale, ma ha preso piede rapidamente nella Silicon Valley e ora cresce il numero di esercizi commerciali e società  online che l’accettano come mezzo di pagamento. I «re» di questa speculazione sono i celebri gemelli Cameron e Tyler Winklevoss già  soci di Mark Zuckerberg alla fondazione di Facebook, immortalati dal film The Social Network. C’è chi paragona il fenomeno alla «febbre dei tulipani», la prima bolla speculativa narrata nelle cronache del capitalismo mercantile, nell’Olanda del Seicento. Ma dovrebbe preoccuparsi la Federal Reserve, che sta perdendo il monopolio nell’emissione di moneta? La prerogativa delle banche centrali, sotto il controllo dello Stato sovrano, è proprio quella di essere le uniche abilitate a stampar moneta. Fin qui avevano a che fare con concorrenti minori come i falsari. O con quella funzione di amplificazione della base monetaria legata alle carte di credito, facilmente governabile. Come reagiranno, se si afferma come un fenomeno di massa la “moneta Internet”?
I gemelli Winklevoss vengono intervistati dal New York Times e sbattuti in prima pagina, perché sono personaggi ad alta visibilità : il film sulla storia di Facebook (dove i due sono impersonati da un solo attore) ce li rivelò anche nella loro altra passione, i campionati di canottaggio (furono nella selezione olimpica Usa). Ma restano due patiti dell’innovazione hi-tech. In questo caso sono saltati su un treno in corsa. Bitcoin non è invenzione loro. Nessuno sa bene come sia nata la moneta virtuale, i suoi esordi risalgono al 2009 e i programmatori che l’inventarono non sono stati rintracciati neppure dal New York Times. Sta di fatto che oggi il mercato finanziario dei Bitcoin vale già  1,3 miliardi di dollari. E’ caratterizzato da fluttuazioni folli, vere montagne russe: fino al 60% di variazione del valore in una sola seduta. E’ un mercato ancora ristretto perché la creazione di nuovi Bitcoin è sottoposta a limitazioni severe. Chi ha immaginato il sistema, all’origine, riservò la potestà  di “battere” moneta ai patiti di informatica capaci di risolvere complessi enigmi matematici. Al momento sono in circolazione (si fa per dire) solo 11 milioni di queste cyber-monete. Le possibilità  di spenderle restano ancora ridotte. Ci sono dei siti online che le accettano come mezzi di pagamento, alcuni di dubbia fama come per esempio Silk Road dove si dice vengano spacciati stupefacenti. A Berlino è apparso uno dei primi annunci sulla porta di un pub: qui si accettano Bitcoin.
La zona del mondo che dovrebbe essere più ricettiva a questo genere di esperimenti è naturalmente la Silicon Valley californiana e qualcuno già  immagina che a Palo Alto o a Cupertino si comincerà  a pagare in Bitcoin il cappuccino da Starbucks. Per adesso i gemelli Winklevoss sono riusciti a convincere un giovane talento informatico dall’Ucraina a lavorare per loro pagandolo in Bitcoin.
E’ facile fare dell’ironia su questo nuovo gioco, che per certi aspetti ricorda la “società  virtuale” di Second Life, quell’universo parallelo in 3-D dove i patiti possono costruirsi un’identità  alternativa, una vita immaginata. Ma nella Silicon Valley Bitcoin comincia a essere presa sul serio da alcuni veterani del venture capital come la società  Andreessen Horowitz. Hanno imparato a non disdegnare le innovazioni più stravaganti: troppe volte ciò che cominciò come un gioco per fanatici dell’informatica ebbe poi un balzo dimensionale fino a diventare mercato di massa. In Giappone c’è una società , la Mt. Gox, che si è specializzata nel trading di Bitcoin e sostiene di gestire l’80% delle transazioni. A Malta è stato creato perfino uno hedge fund che investe in questa “moneta Internet”.
Può sembrare quasi una nemesi storica: la cyber-valuta fa notizia proprio quando i padroni delle monete reali, i banchieri centrali, sono impegnati in un esperimento senza precedenti per dilatare la creazione di liiquidità . Dalla Federal Reserve di Ben Bernanke alla Banca del Giappone, la gara è a chi immette più circolante per rianimare l’economia reale. Forse non c’è da stupirsi se qualcuno si rifugia in un conio immaginario, nell’attesa che un’Apocalisse monetaria risvegli i demoni dell’inflazione e sminuisca il valore delle banconote “reali”. Se dietro la strategia delle banche centrali c’è il progetto di lungo periodo di monetizzare il debito pubblico deprezzandone il valore reale, Bitcoin potrebbe trasformarsi perfino in un bene-rifugio?


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