Bersani: «Non cedo al governissimo»

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ROMA — Renzi «indecente» nei suoi appelli al «fate presto», Berlusconi alleato impossibile per le «demenziali e rovinose panzane con cui ha affossato l’Italia negli ultimi dieci anni», Grillo uno che predicava il cambiamento e «sta sfasciando tutto».
Pier Luigi Bersani sceglie la periferia degradata di Roma per raccontare l’Italia di oggi, quella reale mangiata dalla crisi economica e quella politico-istituzionale in cerca di soluzioni. Al Corviale, il palazzo-quartiere lungo un chilometro, le vele della Capitale che fermano il ponentino e producono degrado, il segretario del Pd parla alla manifestazione «contro la povertà  e per un governo del cambiamento». Il ritrovo non è casuale. Si tratta di un centro culturale aperto grazie ad una sua legge del ’97.
E sembra alleggerito il leader del Pd. Trova anche il modo di fare qualche battuta e strappare delle risate. Le tensioni, i bocconi amari, le cautele, le prove a cui si è dovuto sottoporre nel tentativo di formare un governo da lui guidato sono alle spalle. La crisi istituzionale è lontana dalla soluzione, il segretario non lo nasconde, ma c’è spazio per mettere qualche puntino sulle «i». E allora, prima bordata per Matteo Renzi, ripercorrendo proprio i giorni delle consultazioni e del tanto discusso incontro in diretta streaming con i rappresentanti di M5S: «”Ci vuole dignità ” non lo avrei accettato neanche da mio padre — attacca Bersani — ma per il bene del partito starò zitto (lo ripete due volte, coperto da quello che sarà  il più caldo applauso dei presenti, ndr). L’arroganza umilia chi ce l’ha». Riepilogato il fallito tentativo di formare il governo, parte la seconda bordata per il sindaco di Firenze: «Indecente chi lancia gli appelli al “fate presto”, perché dovrebbe sapere che con la situazione istituzionale attuale non c’è la possibilità  di formare un nuovo governo finché non verrà  eletto il nuovo capo dello Stato. Con questo qualunquismo, ci ritroviamo Grillo al 70%».
Dal nuovo al vecchio avversario, il segretario stavolta non ha bisogno di frenarsi: «Non cedo al governissimo e sono stufo di sentirmi accusare di dire no perché “Berlusconi mi fa schifo”. Ci sono motivi ben precisi che vanno spiegati. E cioè che un esecutivo con Berlusconi non sarebbe la soluzione dei problemi, ma anzi ne aggraverebbe le cause: la demagogia delle frottole che ha dominato negli ultimi 10 anni». Un tema sul quale Bersani torna deciso: «Demenziali e rovinose panzane di una politica attorcigliata sugli interessi di qualcuno. Ma voi mi vedete in un governo con Brunetta e Gasparri?», aggiunge mentre gli scappa da ridere. Adesso è l’orgoglio a guidare Bersani: «Era l’inizio del governo Prodi ed io come altri facemmo parecchie leggi che cambiavano qualcosa sul serio, perché cambiare si può, non è vero che siamo tutti uguali». Facile individuare il bersaglio, anche stavolta. Il Movimento 5 Stelle che «predicava» il cambiamento ma ora sbatte le porte e «paventa “l’inciucio di B&B”. Ma così si va avanti nella distruzione del Paese». Gelo con le altre forze politiche anche sul Quirinale: «Governo e presidente della Repubblica sono due cose diverse, non ci possono essere scambi. La Costituzione impone una personalità  che gode del più ampio consenso possibile e ci muoveremo sulla linea di una ricerca onesta fino a prova contraria per individuarla». Nomi non ne fa.
Poi sorride amaro, Bersani, guardando la sala del centro polifunzionale Mitreo affollata da tanti cittadini del quartiere: «Basta lanciare segnali — sembra pregarli, pensando alla fuga di voti delle elezioni — eccolo il segnale, ne siamo al centro. La vera partecipazione non è la Rete, ma un popolo coinvolto. L’Italia che abbiamo in mente parte da qui, da chi è più nei guai».
E lancia un assist al candidato sindaco Ignazio Marino.


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