Berlino teme che Parigi sia la prossima vittima

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BERLINO — Torna a crescere a Berlino l’inquietudine per la crisi dell’eurozona, aggravata da timori nuovi per il caso Francia. E sullo sfondo di tali nervosismi, nasce il nuovo partito, “Alternative fuer Deutschland”, cioè Alternativa per la Germania, che chiede l’uscita dalla moneta comune europea e il ritorno al marco. Per questo partito, secondo il sondaggio pubblicato da Welt am Sonntag, sono non decisi ma comunque disposti a votare 24 tedeschi su cento.
Ufficialmente, ai massimi livelli, Berlino ostenta calma e ottimismo. «L’eurozona sta meglio di qualche anno fa e tra pochi anni constateremo che questa crisi è stata il punto di partenza per il rafforzamento d’un’Europa che cresce insieme». Ma non bastano i discreti dati economici (la produzione industriale salita dello 0,5 per cento contro lo 0,3 previsto a febbraio) a rasserenare gli animi. Preoccupa il caso Francia, che secondo alcuni economisti potrebbe essere la prossima vittima dei mercati. Ma preoccupa anche il no della Corte costituzionale portoghese ad alcune delle misure del pacchetto d’austerità  di Lisbona.
«Il Portogallo ha bisogno d’un nuovo programma di consolidamento », ha subito commentato Schaeuble. «Dopo la sentenza si dovranno decidere altre misure». Il no dei giudici supremi ai tagli di sussidi disoccupazione e premi ferie degli statali fa infatti scendere i risparmi da 5,3 a 4 miliardi. In generale, ha ammonito il ministro, anche rivolto alla Bce, «la crisi dell’eurozona non può essere risolta
stampando moneta». E il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann ha criticato “l’indebolimento della spinta alle riforme” nei paesi della moneta unica.
La nascita del nuovo partito anti- euro non è certo una buona notizia per Angela Merkel, impegnata di qui alle elezioni politiche del 22 settembre su due fronti: chiedere più rigore ai partner e convincere gli elettori che l’euro non va abbandonato. Guidato da economisti e pubblicisti, come Bernd Lucke, Alezander Gauland o Konrad Adam, “Alternativa per la Germania” corteggia chiaramente gli umori più euroscettici e nazionalisti nella società  tedesca: ritorno al marco, o creazione d’una nuova unione monetaria di soli paesi forti. È improbabile che riesca a settembre a raggiungere o superare la soglia di rappresentanza del 5%, dicono in maggioranza i politologi interpellati qui dai media. Ma potrebbe al minimo sottrarre al centrodestra guidato da Angela Merkel (CduCsu più liberali della Fdp) abbastanza voti da renderne impossibile una riedizione.
Questo è lo sfondo interno dei nuovi allarmi. L’annuncio del ministro delle Finanze francese, Pierre Moscovici, di ridurre le prognosi di crescita dallo 0,8 allo 0,1% fa paura. Secondo Thomas Mayer, ex capo economista di Deutsche Bank, il caso francese minaccia di diventare il più serio, per la congiuntura debole e perché «il paese al contrario della maggioranza dei membri dell’eurozona non ha intrapreso alcuna riforma economica o finanziaria». A sua opinione, i prossimi governi dell’area euro a chiedere aiuti del fondo salvastati saranno, nell’ordine, Francia, Malta, Italia e Belgio. Cioè Parigi prima di Roma.


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