Auto, vendite ancora giù in Europa ma il gruppo Fiat limita i danni

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TORINO — Il mercato europeo crolla del 10,3 per cento e questa volta a soffrire è anche la Germania. Per una simbolica coincidenza, la diffusione dei dati sulle immatricolazioni nel Vecchio Continente coincide con la conferma che «entro la fine del 2014» verrà  chiuso lo stabilimento Opel di Bochum dove 3.200 dipendenti assemblano ogni giorno la Zaphira. Nel confronto con il marzo 2012, il mercato tedesco cala del 17 per cento e per una volta l’Italia fa meglio con una perdita contenuta al 4,9. E’ chiaro che la Germania ha appena iniziato a sentire le conseguenze della crisi (e sconta gli effetti del confronto con un mese che lo scorso anno aveva più giorni lavorativi) mentre i dati del resto dell’Europa sono paragonati a un 2012 già  duramente caratterizzato dal calo delle vendite. Ma è un segnale significativo che il mercato tedesco non sia più quel fortino impermeabile agli effetti della recessione che era fino a poco tempo fa. A subire gli effetti del calo nel confronto marzo su marzo è un marchio generalista come Volkswagen (meno 15% a livello continentale). Anche Audi poi, uno dei principali premium sul mercato, perde l’8,6 per cento.
In questo quadro i risultati della Fiat sono in evidente controtendenza. Il gruppo Torino lima le perdite all’1,2 per cento.
Si tratta però di una media algebrica tra il tonfo di Alfa Romeo (-29,5) e di Lancia (-17,7) e l’ottima performance del marchio Fiat che cresce del 7,7 per cento trainato dal successo di 500L. Il modello costruito in Serbia è al top del suo segmento così come si confermano in testa – tra le city car – la Panda e la 500. Il Lingotto sale comunque al 6 per cento di quota europea dal 5,4 dello scorso anno e di questi tempi è comunque un segnale incoraggiante.
La crisi europea, sottolineano gli esperti del centro Studi Promotor di Bologna, è a sua volta la somma algebrica tra il -15,9 per cento della zona euro e il +1,8 dei Paesi che non hanno adottato la moneta unica. Ma, fa osservare l’Unrae, il buon risultato dei mercati non euro è molto influenzato dall’exploit della Gran Bretagna dove tradizionalmente marzo è il mese del cambio di targa e dunque degli acquisti di automobili. Così il Regno Unito supera di gran lunga (394 mila a 286 mila) la Germania e diventa il primo mercato europeo.
Con quello di marzo siamo ormai al diciottesimo mese di calo consecutivo delle vendite a livello continentale. Le ricette per uscire dallo stallo devono arrivare anche dai governi, ad averne uno. Sulle difficoltà  europee – osserva il presidente di Anfia, Roberto Vavassori – «pesa e molto lo stallo politico del-l’Italia
».


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