Attenzione al blitz sui vertici Cdp

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In un Paese dove la crisi della democrazia rappresentativa, resa evidente dall’ultimo voto elettorale, non ha ancora prodotto un governo a quasi due mesi dalle elezioni, e dove inizia ora l’iter di successione del Presidente della Repubblica giunto a fine mandato, l’organo delle grandi lobby industriali e finanziarie scende in campo direttamente con l’allarme sull’avvicendamento delle nomine nelle aziende partecipate dallo Stato, lanciando un vero e proprio endorsement per la coppia che, negli ultimi anni, ha trasformato Cassa Depositi e Prestiti in una sorta di Fondo sovrano con un raggio d’azione sull’intera economia del Paese e sui mercati finanziari internazionali.
Cassa Depositi e Prestiti, con i suoi 305 miliardi di fatturato – 233 dei quali frutto del risparmio postale dei cittadini e 30 miliardi di partecipazioni azionarie- è sicuramente diventata l’azienda strategica del Paese, tanto più in questo momento di crisi profonda e sistemica dell’intero modello di sviluppo liberista e monetarista.
Pretendere che in un contesto del genere si proceda automaticamente al rinnovo per “meriti” sul campo della dirigenza di Cdp risponde più al fastidio dei mercati finanziari per tutto ciò che odori di discussione pubblica e di democrazia che non alle esigenze reali del Paese.
Perché invece ci sarebbe molto da dire su ente che, dopo aver assolto per oltre 140 anni ad una precisa funzione sociale -convogliare il risparmio dei cittadini per consentire agli enti locali investimenti a tassi calmierati per il benessere delle comunità – nel 2003 è stato trasformato in società  per azioni, con l’ingresso nel capitale sociale delle fondazioni bancarie e con il conseguente stravolgimento delle proprie funzioni.
Rivolte ora all’unico obiettivo della redditività  economica, all’unico ruolo di leva per i mercati finanziari, senza nessuna considerazione per le necessità  delle comunità  locali e di una strategia per un’altra uscita dalla crisi basata sulla riconversione ecologica della produzione.
La scadenza del mandato dei dirigenti di Cdp deve divenire, al contrario, l’occasione per mettere in campo finalmente una discussione pubblica e partecipativa sull’attuale crisi e sulle strade per poterne collettivamente uscire, a partire da alcune domande fondamentali : si può lasciar decidere la strategia industriale di un Paese ad una società  privata, ancorché a controllo statale, libera di perseguire i propri interessi di profitto, qualunque essi siano, nei settori che appaiono più interessanti e senza vincoli di alcun tipo?
E’ accettabile che le priorità  di intervento nel sistema industriale ed economico del Paese non vengano stabilite nelle sedi deputate (quantomeno il Parlamento) e che i mezzi per perseguirle escano dal controllo pubblico?
E’ accettabile assistere alla progressiva spoliazione della funzione sociale degli enti locali, strangolati dal combinato disposto del patto di stabilità , della spending review e da una Cdp che per finanziarne gli interventi applica tassi di mercato e che si pone come loro partner ideale per la dismissione del patrimonio e per la privatizzazione dei servizi pubblici locali?
Se, come ci raccontano, il debito è pubblico e la crisi pone tutti sulla stessa barca, non è ora che tutti siano coinvolti nelle decisioni da prendere, a partire dalle oltre 12 milioni di famiglie che affidano i propri risparmi attraverso i libretti postali a Cassa Depositi e Prestiti?
Di questo e di molto altro si discuterà  sabato 13 a Firenze nell’assemblea di nascita del Forum per una nuova finanza pubblica e sociale, dove si metteranno in campo proposte e percorsi di mobilitazione con un unico obiettivo : disarmare i mercati finanziari e riappropriarci collettivamente di ciò che ci appartiene, diritti, beni comuni e ricchezza sociale.
Perché il futuro è una casa troppo seria per affidarlo agli indici di Borsa.
* (Attac Italia)


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