Arriva il super-laser americano che distrugge droni e navi

by Sergio Segio | 10 Aprile 2013 7:14

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ALLA fine, il raggio della morte impugnato da Flash Gordon è diventato realtà  sulle navi americane. Un laser capace di perforare la fusoliera di un drone e bucare lo scafo di una nave, meno costoso di qualsiasi altro sistema di difesa: è il sogno di ogni Stato maggiore e la Marina Usa lo ha mostrato con orgoglio, annunciando che verrà  schierato già  dall’anno venturo.
Matthew Klunder, contrammiraglio responsabile della ricerca, ha indicato in meno di un dollaro il prezzo di un “colpo” della nuova arma, un fascio di luce coerente, del diametro di una monetina. È una cifra infinitamente più bassa di qualsiasi munizione di artiglieria, per non parlare dei missili, che costano centinaia di migliaia di dollari. E naturalmente un’arma del genere ha un “magazzino” virtualmente infinito, cioè può emettere raggi devastanti fin tanto che viene rifornita di energia.
È vero che la ricerca complessiva è costata 40 milioni di dollari, ma l’efficacia del nuovo sistema di armamento appare sin d’ora superiore a qualsiasi arma del passato. Difficilmente l’obiettivo preso di mira, che sia un velivolo senza pilota o una motolancia, riuscirà  a sottrarsi a un raggio che viaggia alla velocità  della luce. E durante le sperimentazioni, di cui la US Navy ha diffuso filmati persino su Youtube, i droni-bersaglio hanno fatto una brutta fine, incendiandosi dopo pochi secondi dall’impatto con il raggio di luce coerente.
Al momento la potenza dell’apparecchio è limitata, ma la Marina Usa conta di poter sperimentarne presto anche versioni più robuste, in grado di abbattere un missile o un caccia.
Per ora il super laser verrà  montato a bordo della Ponce, la nave che gli Stati Uniti hanno schierato per lo sminamento del Golfo Persico. È un segnale all’Iran, che avrebbe potuto creare difficoltà  alle navi militari americane mettendo in mare una flotta numerosa di motobarche piccole e manovrabili e che da tempo ha messo in aria una flotta di droni da sorveglianza.
Per la Marina statunitense è un successo anche di immagine: il luogo comune voleva l’arma del mare svantaggiata, perché «un missile anti-nave costa sempre molto meno di una nave ». Invece l’ufficio ricerca della Navy è riuscito nella quadratura del cerchio, sviluppando un’arma che costa meno di un missile ed è allo stesso tempo molto più efficace.

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