Anche il tesoriere di Hollande alle Cayman
Hollande crolla nei sondaggi. E un’altra tegola si è abbattuta ieri sulla sua testa: secondo le rivelazioni dell’inchiesta Offshore Leaks, il «tesoriere» della campagna elettorale di Hollande, Jean-Jacques Augier, compare nella lista dei francesi che hanno società nei paradisi fiscali: si tratta di due società nelle isole Cayman, controllate attraverso una holding finanziaria, Eurane. Augier, che era compagno di Hollande all’Ena, ammette l’investimento ma aggiunge che non ha nulla da rimproverarsi, che è legale muovere i capitali, che ha investito in collaborazione con dei soci cinesi e non ha mai avuto vantaggi fiscali in Francia.
La notizia mette in ulteriore difficoltà il presidente che si era fatto eleggere 11 mesi fa affermando che «la finanza è il mio nemico». È la collusione tra politica e affari che mina la credibilità di Hollande, del governo Ayrault e di tutta la classe politica. Ad aprire il conto all’Ubs in Svizzera di Cahuzac era stato un avvocato vicino al Fronte nazionale, Philppe Péninque. La destra, all’attacco sul caso Cahuzac, ieri ha preso anch’essa un colpo con la rivelazione che qualche giorno prima dello scoppio dello scandalo della frode fiscale del ministro del bilancio, 20 deputati Ump avevano presentato una proposta di legge a favore di un’amnistia fiscale per favorire il rimpatrio dei 130-150 miliardi di euro fuggiti all’estero, con una mini-tassa del 5% e senza conseguenze penali.
La destra inoltre ha di nuovo accusato Pierre Moscovici, il ministro delle Finanze, di aver coperto la frode di Cahuzac. Lui denuncia la manovra come «indegna» e dice di aver lasciato lavorare la giustizia. Ieri, il primo ministro Jean-Marc Ayrault ha chiesto ufficialmente a Cahuzac di rinunciare alle indennità per gli ex ministri. Manuel Valls, ministro degli Interni, e Bernard Cazeneuve, nuovo ministro del Bilancio, hanno ripetuto di essersi sentiti «traditi» dalle menzogne di Cahuzac. L’ex ministro, dicono i pochi amici che gli sono rimasti, è «un uomo distrutto».
Sul fronte politico, il governo cerca una risposta adeguata al dramma, dopo il mezzo flop delle tre misure di trasparenza proposte mercoledì da Hollande. C’è chi invoca un rimpasto profondo del governo, con una nuova compagine ristretta a 17 ministri. Ma un rimpasto avrebbe poco senso, dicono altri, senza un vero messaggio politico. L’unica strada è partire all’attacco dell’austerità europea, contestare i corsetti del Fiscal Compact, ma i toni che sta prendendo la discussione nel Ps evocano piuttosto uno scatto di orgoglio per «riprendere in mano il proprio destino», dice la ministra verde Cécile Duflot. Secondo Jean-Luc Mélenchon, in prima linea nell’attacco a Hollande, ci vuole «una risposta politica forte». Per il leader di Front de Gauche le proposte di Hollande seguite al dramma di Cahuzac sono solo «un cataplasma su una gamba di legno», mentre il presidente dovrebbe «svelare la verità », perché «l’indignazione non basta».
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