YouTube Fare video online diventa un mestiere
Fosse una nazione, sarebbe al terzo posto dopo Cina e India con il suo miliardo di utenti al mese. Significa che una persona su due nel mondo, fra chi frequenta il Web, visita YouTube. Il traguardo è stato appena tagliato, mentre il sito dedicato ai video nelle mani di Google dal 2006 si trasforma nella terra promessa della tv. Che non sia un Paese per vecchi è noto, meno che abbia smesso di esserlo per i giovani dilettanti allo sbaraglio. A tal punto che Simon Cowell, la mente dietro il format X Factor, ha aperto due giorni fa le audizioni per il suo nuovo programma intitolato The You Generation proprio su You-Tube. Con l’obiettivo dichiarato di scovare le prossime star della Rete e quei talenti unici che solo online possono emergere. O meglio: che stanno già emergendo.
«Oggi sono tre milioni gli “youtuber” professionisti, quelli che guadagnano percependo una quota degli introiti pubblicitari », fa notare con una certa soddisfazione Sara Mormino, quarantenne romana che da Londra dirige il programma YouTube Online Partnerships per l’Europa. Quella in pratica che decide chi, in base alla popolarità , alla costanza e alla qualità dei contenuti, può diventare un partner commerciale. « «Si comincia da niente — continua — spinti dalla passione o semplicemente per divertimento. Ma per alcuni diventa un lavoro».
Dimenticatevi i video dei gattini che danno testate sulle pareti o cascano dalla mensola, quelli appartengono al passato. E dimenticate pure Psy e il suo Gangamo Harlem Shake di Baauer, perché sono fenomeni planetari da oltre un miliardo di visualizzazioni che nascono, esplodono e poi muoiono. Qui stiamo parlando di altro. Del ragazzo della porta accanto che raggiunge la notorietà partendo dalla sua cameretta e diventa uno showman. Ci sono anche i grandi certo, uno degli ultimi è il cuoco inglese Jamie Oliver, e sono sempre più numerosi. Molte celebrità però sono persone qualunque che intrattengono centinaia di migliaia di spettatori portandosi a casa dai 10 mila euro in su. Perfino in Italia, dove gli investimenti in questo settore sono cresciuti in un anno del 112 per cento. Un primato appena reso noto dal Politecnico di Milano, assieme al crollo della tv tradizionale che flette di 11 punti percentuali. «Il giro di affari di YouTube & Co. da noi è di 170 milioni di euro. Ed erano 80 milioni nel 2011», spiega Andrea Rangone del Politecnico eacapodell’Osservatorio sui New Media. «Poca cosa rispetto al mondo della tv tradizionale che pesa attorno agli otto miliardi di euro. Ma se continua a raddoppiare e se la televisione generalista prosegue nel suo declino, è probabile succeda quel che è accaduto nel campo della musica con l’avvento di iTunes».
Intanto i volti famosi dell’online aumentano. Clio Zammatteo, in arte ClioMakeUp, che insegna come truccarsi e ha 350 mila persone iscritte al suo canale e 110 milioni di visualizzazioni, è solo la punta dell’iceberg. Dietro di lei ce ne sono tante altre. Iniziando da Onorina Myslymi, Pepperchocolate84. Albanese di 29 anni, vive a Lodi ed è in Italia dal ‘94 e grazie a YouTube si è pagata il praticantato. Per avere un’idea della progressione di questo mondo basti dire che a novembre le guide al trucco di Onorina le avevano guardate 14 milioni di volte. Oggi siamo a 18 milioni.
«Negli ultimi tempi è stato un crescendo», conferma Daniele Selvitella di Torino, noto come Daniele Doesn’t Matter. Uno che a 25 anni vanta 370 mila spettatori fedeli, un centinaio di video che sono stati guardati 30 milioni di volte e un libro appena pubblicato Come diventare famosi stando comodamente seduti in poltrona
(Mondadori). «Da quel che so l’Italia è ai primi posti nella produzione di contenuti dopo gli Stati Uniti. E ci sono generi ormai consolidati come l’unboxing, l’aprire gli imballi di prodotti hi-tech molto attesi, ovviamente il makeup, i corsi di cucina, i comici e i blogger».
Lui, Daniele, parla di vita quotidiana e problemi comuni. Come rimorchiare ad esempio. Aggiungendo battute e brandelli di video amatoriali. Ma il montaggio, le luci, i testi, non sono opera di un principiante. Il titolo del libro che ha appena scritto infatti inganna. Al pari della guida al self publishing, l’auto pubblicazione di ebook,
How I Sold 1 Million eBooks in 5 Months (Come ho venduto un milione di eBook in cinque mesi) di John Locke. Quello che ha fatto milioni di dollari con i libri digitali low cost. In realtà è da How to make a Fortune on the Information Superhighway (Come fare una fortuna sull’autostrada dell’Informazione) del 1995, del “padre” dello spam Laurence Canter, che saggi del genere segnano la fine dell’epoca dei pionieri e delle fortune improvvise.
«Ormai bisogna sapere bene a chi ci si rivolge, avere un’idea chiara del messaggio, dello stile e saper interagire con il pubblico», racconta la Mormino. Come fa lo stesso Daniele, che per ogni puntata deve faticare 48 ore fra riprese, montaggio e sceneggiatura. Ma ne vale la pena: stando a Socialbalde. com, sito che calcola i guadagni per ogni canale di You-Tube, Doesn’t Matter dovrebbe raggiungere i 60 mila euro l’anno. Andrea “Vadrum” Vadrucci non arriva a tanto, ma lo seguono in tutto il mondo perché non ha bisogno di parlare. Suona la batteria reinterpretando brani di classica. Nell’ultimo video, una vera follia, si fa accompagnare addirittura dall’alfabeto morse. Ha raggiunto 70 milioni di visualizzazioni, ora fa concerti e ha pubblicato un disco: Classical Drumming.
Vanno bene anche i filmati di videogame giocati. Esce un nuovo titolo e su YouTube ecco i primi venti minuti ripresi dal vivo. Noioso, detta così. Eppure è un genere abbastanza di successo da spingere la Sony a inserire sul joypad della prossima PlayStation, la vedremo a Natale, un tasto “share” proprio per condividere le proprie prodezze su console. Segno dell’influenza che ha questo sito.
Basta guardare i numeri degli youtuber d’oltreoceano, che come sempre sono di ordine diverso, per capirlo. Vale soprattutto per il duo comico Smosh, Anthony Padilla e Ian Andrew Hecox. Ventiseienni californiani che a gennaio hanno il record di iscritti in un canale video di You-Tube: sette milioni di spettatori. O per Ray William Johnson, 32 anni di OklahomaCity, che vanta oltre due miliardi di visualizzazioni commentando video virali con acume e tanta ironia. Quanto basta per uno stipendio che supera il milione di dollari l’anno. Ma il più interessante è il caso di Freddie Wong, classe 1985 di Seattle. Grazie a un serial autoprodotto, Video Game High School,
ha raggiunto quota di 800 milioni di visualizzazioni e cinque milioni di iscritti sui suoi canali. La seconda stagione della commedia ambienta in un liceo, dove le materie sono i giochi elettronici, a febbraio è finita anche su Kickstarter, il sito per la raccolta di fondi. E qui ha ricevuto finanziamenti per 800 mila dollari.
Intanto Amazon ha deciso di cominciare a produrre in proprio undici show televisivi, scritturando attori del calibro di Bill Murray e John Goodman, e mettendoli alla prova sulla Rete. È l’ultimo capitolo nella guerra commerciale fra tv che trasmettono in streaming in Rete. Giganti come Hulu o Netfilx, che il mese scorso ha presentato il progetto di House of Cards, serial sugli intrighi di palazzo a Washington con Kavin Spacey come protagonista. Ora è arrivata la risposta di Amazon. Le puntate zero, un milione di dollari l’una, avranno un futuro solo se incontreranno il favore del pubblico. Esattamente come avviene su YouTube. E stando all’inglese Daily Mail,
Apple, Intel e Twitter stanno pensando a iniziative del genere. Con buona pace delle emittenti tradizionali, dalla Rai a Mediaset, fino a Sky.
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