Xi e la prima rivoluzione Abolito il «regno dei treni»

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La fine del potere del ministero delle Ferrovie è il primo segnale di forza della nuova leadership, la «quinta generazione» di capi della Repubblica Popolare cinese che entra solennemente in carica questa settimana. Xi Jinping, il nuovo segretario generale del Partito comunista, che giovedì diventerà  anche capo della Stato, aveva promesso un ridimensionamento della burocrazia e lotta alla corruzione: struttura elefantiaca e malversazioni per decenni sono stati «passeggeri abbonati» sui treni cinesi. Ma il ministero aveva resistito a ogni tentativo di riforma sia per il suo potere economico, sia per l’alleanza con le forze armate.
Nell’ultimo decennio la Cina si è dotata di 9.356 chilometri di alta velocità , la rete più estesa del pianeta; a dicembre ha inaugurato la Pechino-Canton: 2.298 chilometri percorsi in otto ore, un altro primato mondiale. Per raggiungere questi obiettivi nel più breve tempo possibile, il boss del ministero, Liu Zhijun, ha avuto a disposizione un bilancio maestoso: ha potuto emettere obbligazioni (cioè debito) per 2,7 trilioni di yuan, pari a circa 330 miliardi di euro. Per questo era stato soprannominato Liu «Grande Balzo».
Ma sullo stesso binario di questo successo, correvano anche la corruzione ed errori tragici. Messi allo scoperto dall’incidente del luglio 2011, quando due treni dell’alta velocità  si scontrarono causando 40 morti e 200 feriti. Un’inchiesta governativa accertò gravi negligenze e truffe nella costruzione della massicciata e dei ponti: il letto invece che in cemento era stato costituito con pietre e sabbia. Poco dopo i social network cominciarono a parlare anche di 18 amanti collezionate da Liu «Grande Balzo». Venne rimosso e messo sotto processo disciplinare. Senza che la «quarta generazione» di leader avesse la forza per chiudere i conti con il ministero.
Ora Xi Jinping e il nuovo premier Li Keqiang ci sono riusciti. E ieri hanno assestato anche altri colpi contro la burocrazia. Cala il sipario sulla Commissione per la popolazione, che sovrintendeva all’odiata politica del figlio-unico: le competenze passano al ministero della Salute, ma non è prevista la fine della norma. Accorpamento per le agenzie governative che controllano stampa e radiotelevisione: nasce una nuova struttura centrale per la censura. In totale i ministeri saranno ridotti da 27 a 25.


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