Wall Street torna ai livelli pre-crisi

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ROMA — Wall Street da record ha trascinato le borse europee che hanno chiuso tutte in positivo con Piazza Affari che ha conquistato il podio della migliore, mettendo a segno un guadagno del 2,78%. Tensioni in calo anche sui titoli pubblici: il differenziale tra i rendimenti dei Btp decennali scesi al 4,73% e i Bund tedeschi di uguale durata ieri si è ridotto a 328 punti.
L’incertezza politica dell’Italia continua a fare da sfondo, e lo spread resta comunque alto, ma in una giornata di sostanziale stallo di iniziative e novità , sono stati i dati dell’economia reale e le spinte internazionali a fare da motore ai mercati europei. Tanto più che Standard & Poor’s ha fatto sapere che «le elezioni italiane non hanno implicazioni sul rating» visto che «le ampie politiche di bilancio rimarranno intatte e che l’avanzo primario sarà  predominante».
In particolare in Europa ieri ha influito positivamente la diffusione dell’indice Pmi (misura la fiducia nel settore manifatturiero) diminuito ma in misura più contenuta del previsto (con la sola Germania in territorio espansivo) e dei dati sulle vendite al dettaglio migliori delle attese. Ma a dominare la scena è stato il rally della Borsa di New York con il Dow Jones che già  alle prime battute ha polverizzato il precedente record dell’ottobre 2007 trainando anche i listini europei sui livelli massimi da quattro anni e mezzo.
All’euforia di Wall Street (Il Dow Jones ha chiuso a 14.253 punti, +0,90%) hanno certamente contribuito le attese di un accordo tra l’Amministrazione e i repubblicani per contenere i tagli alle spese entrati in vigore dal primo marzo scorso. Anche se a trainare il rialzo delle quotazioni è stata ancora la svolta della Federal Reserve, che la scorsa settimana ha confermato la sua politica di stimolo all’economia, con la complicità  dei profitti societari migliori delle attese. Dal marzo 2009, quando ha toccato il minimo storico, il Dow Jones, il cui record ieri è stato definito dagli analisti una «pietra miliare» per ulteriori corse agli acquisti, è più che raddoppiato, guadagnando oltre 7.500 punti grazie soprattutto a Ben Bernanke, il presidente della Fed, e ai 4 mila miliardi di dollari complessivi iniettati dalla Banca centrale Usa nell’economia. In più ieri hanno influito positivamente sui listini le previsioni di crescita del 7,5% della Cina.
Milano è stata la migliore tra le Borse europee con un rialzo del 2,78%, quindi Francoforte, Madrid e Parigi hanno seguito con guadagni rispettivamente del 2,32%, 2,15% e 2,09%, mentre Londra è salita dell’1,36%. A Piazza Affari si sono registrati anche forti balzi, come quello di Saipem, salita dell’8,21%, Mediobanca (+6,17%), Fiat (+5,88%), Intesa (+4,5%) e Generali (+4,45%).
L’euro, dopo il rafforzamento della mattinata, è tornato ad indebolirsi chiudendo a 1,30 dollari, leggermente al di sotto dei livelli del giorno prima. Sul mercato delle materie prime l’oro è salito a 1.580 dollari l’oncia, sostenuto dalla domanda per uso industriale. In aumento anche il prezzo del petrolio con il Brent che ha quotato a 111,8 dollari al barile.
Negli Stati Uniti intanto il sottosegretario al Tesoro Lael Brainard è tornato sui temi valutari affermando che sono i mercati a dover determinare i tassi di cambio e sottolineando che il G7 deve far muovere liberamente i cambi «eccetto in rare circostanze in cui gli eccessi di volatilità  o movimenti disordinati potrebbero richiedere la cooperazione». Dalla Spagna è arrivata invece la notizia che le autorità  stanno valutando una fusione, parziale o totale, di Bankia e Catalunya Banc, due istituti di credito nazionalizzati all’apice della crisi bancaria del paese.


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