Una parata di star per incoronare Xi

Loading

PECHINO — Tutto è già  stato deciso da un piccolo gruppo di uomini. Non resta che comunicarlo a un miliardo e trecento milioni di cinesi e al mondo: fingendo che le scelte che guideranno la Cina per i prossimi anni siano state approvate dai 2.987 deputati del Congresso nazionale del popolo che si riunisce domani a Pechino. E fingendo anche che questi abbiano tenuto conto dei consigli di altre migliaia di delegati della «società  civile» che siedono nella Conferenza consultiva del popolo, inaugurata ieri.
Ma non tutto può essere coreografia di regime ormai anche a Pechino. All’ingresso dell’immenso Palazzo del popolo che domina la Tienanmen il regista Chen Kaige è stato fermato dai cronisti cinesi e le sue parole sono suonate sincere: «Circondato da quest’aria terribile non ho dove andare, sono incapace di concentrarmi sulla mia arte», ha detto il maestro che per Addio mia concubina conquistò la Palma d’Oro a Cannes. Chen, delegato alla Conferenza consultiva, ha preso d’assalto uno dei problemi che preoccupano davvero la gente, quello dell’inquinamento industriale, di quella nebbia sporca che per settimane ha cancellato il cielo delle megalopoli cinesi.
«Sono nato e cresciuto a Pechino e so com’era l’aria qui ai vecchi tempi, ora il clima è strano, sconvolgente, incredibile», ha proseguito. E poi, mentre intorno si era fatto silenzio, ha raccontato che gli è morto un bell’albero di giuggiolo: «Se un albero finisce così, come possono gli uomini sentirsi bene? Quell’albero dava frutti grandi come uova, dolci e freschi».
Lo sfogo addolorato di Chen è stato raccolto dall’agenzia di Stato Xinhua, che lo ha lanciato su Twitter, segno che il tema dell’inquinamento sarà  in primo piano nei dieci giorni di sedute.
Poi è arrivato Mo Yan e di nuovo i cronisti cinesi si sono assiepati intorno al Nobel per la letteratura, gridandogli estasiati «Maestro Mo, maestro Mo». Entusiasmo anche per Jackie Chan, l’attore di Hong Kong diventato celebre per la serie dell’Ispettore Lee. Anche se la sua nomina a delegato della «società  civile» ha attirato nelle scorse settimane l’ironia feroce dei social network con commenti tipo: «Ora non ci manca più nessuno, dopo ruffiani, membri delle triadi, amanti di funzionari, estorsori, c’è anche una star internazionale a parlare per noi e ad alzare una mano al posto nostro nelle votazioni»; «caro signor Jackie, ora tocca a te battere le mani a comando»; «sono certo che quando siederai nella grande sala di Pechino non dimenticherai il Tibet libero». Non poteva passare inosservato il delegato Yao Ming, ex campione di basket, che in aula sembrava in piedi anche quando si è seduto.
Ma dopo la parata di stelle per la Conferenza consultiva, si attendono le comunicazioni del Congresso del popolo che s’inaugura domani. Xi Jinping, che a 59 anni è stato nominato a novembre segretario del partito comunista, ne uscirà  anche capo dello Stato. E Li Keqiang, 57 anni, sarà  premier. Avranno dieci anni di tempo per governare la Cina.
E in questi dieci giorni di sedute faranno forse capire quale direzione vorranno prendere. Ci sono due scuole di pensiero: la stampa di partito scrive che non saranno annunciati «cambiamenti drastici» di politica e che le riforme «sono in acqua alta». Altri sostengono che questi articoli sono ispirati da Xi per giocare al ribasso e sorprendere i cinesi.
L’impegno ad affrontare il problema devastante dell’inquinamento sembra ormai preso e costerà  centinaia di miliardi. Come quello per condurre una campagna anti-corruzione, a costo di purgare il partito a tutti i livelli (Xi ha detto che è pronto «a schiacciare le mosche e combattere le tigri»). La burocrazia mostruosa potrebbe essere ridimensionata: si dice che i ministeri dovrebbero essere ridotti da 28 a 18, e tra quelli aboliti ci sarebbe il potente dicastero delle Ferrovie, che passerebbe sotto i Trasporti. Si spera anche in una riforma della triste legge sul figlio unico ed è stata prospettata la fine del regime del laojiao, i campi di rieducazione dove centinaia di migliaia di cinesi sono stati seppelliti vivi senza processo.
Per il momento l’era Xi è cominciata con il divieto dei lunghissimi banchetti ufficiali che allietavano le giornate pechinesi di migliaia di delegati. Ma sulla Tienanmen i poliziotti ieri avevano a portata di mano gli estintori antincendio, nel caso di qualche gesto estremo di auto-immolazione.


Related Articles

Gaza, “date nomi e volti alle 1.400 vittime” L’esperimento web di “Beyondthenumber”

Loading

Per andare “oltre i numeri” e il mero elenco dei morti, un team internazionale di giovani ha creato una piattaforma online rivolta agli abitanti della Striscia su cui postare foto e storie dei palestinesi che hanno perso la vita nell’operazione militare israeliana

La crisi delle idee

Loading

  Pinn

Il tracollo finanziario ha messo fine al monopolio ideologico dei sostenitori del libero mercato. Ma nessuna delle teorie economiche alternative sembra capace di affermarsi al suo posto.

Libia, l’inviato Onu pagato dagli Emirati è bufera su León

Loading

50mila euro al mese per un lavoro offerto dai nemici della fazione di Tripoli. “Non è stato imparziale”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment