“Un triumvirato alla guida della Curia” svolta collegiale per il post-Bertone

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CITTà€ DEL VATICANO. COME sarà  la squadra del Papa? E quali uomini si sceglierà  Francesco? Adesso che il Pontefice è stato eletto, adesso che si sa – pure dopo soli 5 giorni di pontificato – di che pasta è fatto l’uomo, la domanda diventa pressante.
PERCHà‰ il nuovo vescovo di Roma è, per ora, una persona sola. Scelta sì dal Collegio cardinalizio all’interno del Conclave. Ma presto gli eminentissimi, per la maggior parte, lasceranno Roma per tornare alle loro sedi più lontane. E Jorge Mario Bergoglio si troverà  ad affrontare reali problemi di governo, senza avere con sé nemmeno un segretario personale da lui selezionato.
Il suo stile dovrà  sostanziarsi, «nei modi e nei tempi dovuti», spiega una fonte ecclesiastica, in una riforma che toccherà  i gangli concreti dell’amministrazione vaticana. A partire dalla Segreteria di Stato, destinata a cambiare di mano.
I rischi, secondo alcuni osservatori, possono essere adesso quelli di una possibile manovra da parte dei vecchi marpioni della Curia, tale da aggirare gli intenti di una persona come Bergoglio che, seppure esperta, non ha mai avuto a che fare con le cordate e i veleni che negli anni più recenti hanno ammorbato la vita interna della Santa Sede.
Il pericolo è avvertito a tale punto che i gesuiti, l’ordine di appartenenza di Jorge Mario, stanno pensando a una sorta di loro “cordone sanitario” con cui sostenere il Papa, fino a quando non farà  le sue scelte definitive. «Spettano infatti a lui le decisioni strategiche fondamentali», osserva un alto esponente della Compagnia di Gesù.
Per il momento, Francesco ha così confermato provvisoriamente nei rispettivi incarichi tutti i capi dei dicasteri, “donec aliter provideatur”, fino a quando non si provvederà  altrimenti. Difatti una nota ufficiale rilevava che «il Santo Padre desidera riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo, prima di qualunque nomina o conferma».
Confermato dunque per ora Bertone e tutti i “ministri”. Eppure, dall’interno dei Sacri Palazzi, si fanno strada le voci che parlano di ristrutturazioni possibili alla testa del governo. A partire proprio dalla Segreteria di Stato. Una delle ipotesi prese in considerazione è addirittura quella di un triumvirato. La Segreteria è infatti un corpo
complesso, tale da comprendere al suo interno le funzioni di presidenza del Consiglio, ministero degli Esteri e ministero degli Interni. Ancora prematuro prevedere l’operatività  di questa eventuale suddivisione. Ma i nomi che si fanno per un possibile governo collegiale sono di tre pezzi grossi: il presidente del Governatorato, cardinale Giuseppe Bertello, il prefetto di Propaganda Fide, cardinale Fernando Filoni, e l’attuale Sostituto, monsignor Angelo Becciu (pronosticato a prendere la berretta rossa in un prossimo Concistoro).
Il triumvirato sarebbe un’ipotesi inedita per la Segreteria di Stato vaticana. Una formula tuttavia da leggersi in una parola spesso usata dalle persone vicine a Bergoglio: «collegialità ». Termine a cui il nuovo Papa tiene molto. «Proprio partendo dall’autentico affetto collegiale che unisce il Collegio cardinalizio — ha detto l’altro giorno — esprimo la mia volontà  di servire il Vangelo». Rilevava il giorno precedente all’elezione il ministro e storico della Chiesa, Andrea Riccardi, che «il Papa dovrà  essere fermo, ma anche collegiale: tenere aperto il dialogo con i vescovi, ascoltare».
Un’altra voce autorevole, e tra i gesuiti, è quella di padre Bartolomeo Sorge. «È significativo — osserva l’ex direttore della rivista La Civiltà  Cattolica — che Papa
Francesco, nelle brevi parole dette subito dopo l’elezione, abbia parlato sempre di “Chiesa di Roma” che presiede alle altre Chiese nella carità . Questa consapevolezza fa pensare che possa preludere alla realizzazione di quella «collegialità » che il Concilio prevede e che ancora non è stata realizzata. In un mondo globalizzato, un uomo solo, per quanto santo e intelligente, non può più governare una Chiesa di oltre un miliardo di fedeli, senza l’aiuto di un organismo autorevole che, nel pieno esercizio della collegialità  episcopale sostenga il Papa. Perché il primato è diventato invece motivo di divisione? Papa Francesco lascia ben sperare che finalmente si troverà  un modo più evangelico di esercitare il ministero petrino. Tante cose si dovranno semplificare e rinnovare, a cominciare dalla Curia Romana, che anziché aiutare il Papa, troppo spesso finisce con accrescere le difficoltà ».
Dunque semplificare e rinnovare, per superare le divisioni. A conferma di questa possibilità , dice il vice Priore della comunità  di Bose, Luciano Manicardi: «Spero che il prossimo Papa dia una forma ad un Papato che sia decisamente più collegiale. La collegialità  permetterebbe un ascolto di altri spazi per arrivare a delle decisioni davvero maturate sinodalmente». Aggiunge da Padova il rettore della Basilica di Sant’Antonio, padre Enzo Poiana: «Bergoglio è un Papa che intende il suo ministero come vescovo di Roma, Chiesa che presiede le altre Chiese, ma vuole una presidenza collegiale».


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