Travestimenti e caccia agli «infiltrati» Gli onorevoli cinquestelle debuttano a Roma

by Sergio Segio | 4 Marzo 2013 7:46

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Nella domenica in cui i cardinali che devono eleggere il successore di Pietro girano per Roma conversando amabilmente con le troupe televisive, i grillini che devono decidere se partecipare all’elezione del successore di Schifani rifiutano anche solo di declinare le generalità . Il risultato, fuori dell’Hotel Saint John accanto a via Merulana — «è del Vaticano e non paga l’Imu, dovete scegliervi un altro posto!» reclama un militante —, è un bel pasticciaccio, anche divertente. Turisti americani increduli tentano di farsi largo in una folla di reporter. Due cronisti prendono una camera pur di non essere cacciati. A un tratto, il grido: «C’è Vignaroli!». E gli inviati anche stranieri si accalcano attorno a un bel ragazzo con l’orecchino dall’aria simpatica, tecnico Rai, che da dietro la vetrata fa ciao con la mano agli ex colleghi. Un passante rilascia un’intervista pensosa sul nuovo assetto delle istituzioni, fino a quando non gli scappa da ridere.
In realtà , siccome neppure i grillini si conoscono tra loro, non è impossibile scendere nel seminterrato dell’hotel, superare il banchetto di riconoscimento nuovi deputati e seguire per un poco la discussione, che verte sull’opportunità  di aprire o meno un «Google group», un forum per consultazioni interne. «È solo una riunione organizzativa, così per presentarci l’uno all’altro», sorride Silvia Giordano. Dentro ci sono una settantina di persone, che hanno messo le sedie in circolo. Ognuno si alza, dice il suo nome e ha tre minuti per parlare. Cose tipo: «Occhio a quelli che adesso cercheranno di infiltrarsi nel movimento, nel Lazio sta già  arrivando di tutto…». Il senatore Vito Crimi, considerato il capo in quanto amico di Casaleggio, esce per tranquillizzare: «Non stiamo prendendo decisioni per il Paese, stiamo solo vedendo come darci gli strumenti per decidere». La ressa comunque non si placa, ogni tanto una neodeputata si affaccia a fotografare con il telefonino i reporter che fotografano lei. Ci sono anche Massimiliano Sorge e Riccardo Retica, ultimi epigoni della grande scuola dei paparazzi romani, qui venuti con una missione: beccare — possibilmente con fidanzato — Marta Grande, la venticinquenne che il Pd è pronto a eleggere presidente della Camera nel patetico tentativo di agganciare i 5 Stelle. Un collega americano all’inizio divertito poi sempre più seccato chiede: «Where is Beppe Grillo?».
«Grillo e Casaleggio non verranno», assicura Crimi, come a dire: tornate a casa, non c’è niente da vedere. Passa un tipo travestito come il capo, con cappuccio e tutto; ma è un falso allarme. Siccome il disturbatore ufficiale Paolini sta marcando stretto Beppe fuori dalla villa in Toscana, qui è venuto l’aspirante erede, un ragazzo che si fa chiamare Er Roscio e finge di prendere appunti su un taccuino vuoto per guadagnare l’inquadratura. Nel seminterrato un eletto propone: «La linea ce la darà  Beppe quando arriva, nell’attesa i giornalisti prendeteli per il culo». I fotografi stanno al gioco e provocano: «Onorevole sorrida! Onorevoli uscite, siete circondati!». Diego Bianchi detto Zoro: «Questi so’ matti…».
In realtà , vedere tante facce nuove dà  anche un po’ di sollievo. Volti di persone normali, come l’avvocato catanese Mario Giarrusso, senatore, che ai colleghi dice: «Sono emozionato, felice, orgoglioso di stare con voi. Ce la faremo. Siamo parlamentari pagati per lavorare in assemblea e saremo a Roma dal martedì al venerdì». O come Massimo Artini, imprenditore toscano, che tiene a precisare: «Io lo pago, l’Irap». Un’altra voce: «Siamo positivi, lavorare nel Sulcis è peggio… passata la sbornia arriveranno le responsabilità , ma questi sono giorni belli». Chi si affaccia fuori però si limita a mormorare «non ho nessun commento da fare», «alla gente non interessa quello che penso», «chiacchierare poco fare tanto». Esasperato, un reporter grida in romanesco: «Avete da parlà !» («e che tte devono dì» cerca di calmarlo un amico). Quando la zuffa si fa eccessiva esce Crimi: «Oggi è troppo presto. Le nostre decisioni saranno collegiali». Si attende insomma l’arrivo di Grillo e soprattutto di Casaleggio, che tutti qui percepiscono come il vero capo.
«Io sono venuta in aereo, anche se sono contro l’aereo perché inquina troppo. Però costava meno del treno…», dice Laura Castelli, 26 anni, deputata di Torino. La zuffa è al massimo, la neosenatrice Laura Bottici la riprende compiaciuta con l’iPad. Andrea Cioffi, ingegnere e senatore di Salerno: «Lasciateci respirare!». Ornella Bertorotta, imprenditrice e ora parlamentare, una tra le più gentili, alla fine quasi grida con l’accento siciliano: «Ora basta! Siete stressanti! Già  l’ho detto tre volte: ci siamo solo organizzati!». D’un tratto i fotografi la mollano e corrono verso l’uscita secondaria: è appena andata via Marta Grande, su una Opel Astra guidata da un uomo, forse l’atteso fidanzato. Oggi arriva il comico, e si fa sul serio.

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