Trasgressioni e (pochi) castighi I 5 Stelle e le regole «a fasi alterne»

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MILANO — Nessuna sanzione (per ora), ma molte discussioni. La Rete, dopo l’intervento a un talk show del senatore Marino Mastrangeli, si interroga. E lo fa proprio a partire dalla pagina Facebook del parlamentare Cinque Stelle. «Dimettiti», chiedono alcuni attivisti. «A te non interessa cambiare il Paese, lascia il posto a qualcuno che abbia davvero capito cos’è il M5S», aggiunge Omar Carnevali. Per Mauro Nardone Mastrangeli invece ha «dimostrato semplicità , carattere e intraprendenza». Pareri opposti. Con un sottile problema strisciante, che diventa più insistente su forum e meet-up locali: il rispetto delle regole a fasi alterne nel movimento.
Dai diktat, alle espulsioni a una fermezza volubile. Alcuni citano l’esempio di Federica Salsi, criticata da Beppe Grillo con un post (e allontanata dal movimento il mese successivo) dopo l’apparizione a Ballarò e la paragonano al senatore laziale. Altri si fermano a casi più recenti, come l’uso dell’auto blu per l’incontro con il console Usa Donald Moore da parte dei grillini siciliani, il vice presidente dall’Ars Antonio Venturino e il presidente della commissione Ambiente dell’Ars Giampiero Trizzino. «Apprezzo che il M5S si muova in modo civile in sacrosante battaglie, ma non trovo corretto sbandierare tattiche di risparmio che si rivelano utopia. L’errore non è certo l’uso dell’auto, ma cadere in una palese contraddizione», commenta, tra gli altri, Francesco su sicilia5stelle. Ma è lo stesso Grillo ieri a prendere le difese di Venturino. «Ha rinunciato all’auto blu e alla diaria, doveva andare a 250 km da Palermo e con le ferrovie ci avrebbe messo tre giorni», dice alla web tv «La Cosa». E spiega: «Certo la macchina non ce l’ha, ha usato quella in dotazione alla Regione Sicilia». Poche ore prima Luigi Di Maio, sempre parlando di auto blu, aveva parlato di «risparmi irrisori» per la riorganizzazione dei percorsi «solo all’interno del perimetro di Roma».
Dibattiti su dibattiti, con gli attivisti divisi tra un’ala più radicale (che non vuole mediazioni e pretende sanzioni) e una parte del movimento più flessibile, che condivide le posizioni del leader e il nuovo atteggiamento nei confronti dei parlamentari, alcuni già  «graziati» — dopo un post durissimo sul blog — per aver trasgredito l’esito della votazione a maggioranza e sostenuto Pietro Grasso per la presidenza del Senato. Scontri web che continuano anche sul tema della fiducia a un possibile esecutivo guidato dal Pd, dopo le dichiarazioni di Alessandra Bencini al Corriere della Sera. E proprio alla senatrice toscana si rivolge Lorenzo Salvestrini, che le ricorda: «Hai firmato un programma contro i partiti, sei pregata di rispettarlo, grazie». Di parere opposto Michele Ferrara: «Mi complimento per il suo equilibrio», scrive.
Di sicuro, punto di riferimento per i Cinque Stelle, è il codice di comportamento, sottoscritto da tutti i candidati alle Politiche, che vieta i talk show e stabilisce che «i gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi». Chiaro anche il meccanismo delle espulsioni. «I parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di comportamento, proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza — si legge —. L’espulsione dovrà  essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza». Per ora, quel portale nemmeno c’è.


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