Tango e battesimo fidanzata e Vangelo l’alfabeto misto di Papa Francesco

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BATTESIMO «Il bambino non ha alcuna responsabilità  dello stato del matrimonio dei suoi genitori. E poi, spesso il battesimo dei bambini diventa anche per i genitori un nuovo inizio. Di solito si fa una piccola catechesi prima del battesimo, di un’ora circa; poi una catechesi mistagogica durante la liturgia. In seguito, i sacerdoti e i laici vanno a fare le visite a queste famiglie, per continuare con loro la pastorale postbattesimale. E spesso capita che i genitori, che non erano sposati in chiesa, magari chiedono di venire davanti all’altare per celebrare il sacramento del matrimonio». (Intervista a 30 giorni, 2009, al giornalista che chiedeva se erano giustificabili in alcuni casi di battesimi rifiutati bambini figli di genitori «irregolari»)
CERTEZZE «Le nostre certezze possono diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito Santo. Colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio non conosce l’allegria dello Spirito Santo che sostiene la speranza. È il rischio che corre la coscienza isolata. Di coloro che dal chiuso mondo delle loro Tarsis si lamentano di tutto o, sentendo la propria identità  minacciata, si gettano in battaglie per essere alla fine ancor più autoccupati e autoreferenziali». (intervista a Stefania Falasca di 30 giorni, fine 2007)
DEBITO «Siamo stati molto chiari nel sostenere che la politica economica del governo non faceva altro che aumentare il debito sociale argentino, molto più grande e molto più grave del debito estero e abbiamo chiesto un cambiamento». (a Francesca Ambrogetti, La Stampa, 31 dicembre 2001)
DESAPARECIDOS «Poiché in diversi momenti della nostra storia siamo stati indulgenti verso le posizioni totalitarie, violando le libertà  democratiche che scaturiscono dalla dignità  umana. Poiché attraverso azioni od omissioni abbiamo discriminato molti dei nostri fratelli, senza impegnarci sufficientemente nella difesa dei loro diritti. Supplichiamo Dio, Signore della storia, che accetti il nostro pentimento e sani le ferite del nostro popolo. O Padre, abbiamo il dovere di ricordare davanti a te quelle azioni drammatiche e crudeli. Ti chiediamo perdono per il silenzio dei responsabili e per la partecipazione effettiva di molti dei tuoi figli in tale scontro politico, nella violenza contro le libertà , nella tortura e nella delazione, nella persecuzione politica e nell’intransigenza ideologica, negli scontri e nelle guerre, nella morte assurda che ha insanguinato il nostro paese. Padre buono e pieno di amore, perdonaci e concedi a noi la grazia di rifondare i vincoli sociali e di sanare le ferite ancora aperte nella tua comunità ». (Richiesta di perdono dei vescovi argentini, tra i quali lo stesso Bergoglio aveva una posizione di spicco, 10 settembre del 2000)
EPIGRAFE «Come si definirebbe?» «Jorge Bergoglio, prete». (a Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, autori del libro-intervista El Jesuita, del 2010)
ESPOSA «La mia diocesi di Buenos Aires». (intervista a Stefania Falasca di 30 giorni, fine 2007)
FIDANZATA «Sì, era del gruppo di amici con i quali andavamo a ballare. Poi ho scoperto la vocazione religiosa». (a Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, autori del libro-intervista El Jesuita, del 2010)
FILM «Il mio film preferito? Il pranzo di Babette». (a Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, autori del libro-intervista El Jesuita, del 2010)
FIGLI «Qualche giorno fa ho battezzato sette figli di una donna sola, una vedova povera, che fa la donna di servizio e li aveva avuti da due uomini differenti. Lei l’avevo incontrata l’anno scorso alla festa di San Cayetano. Mi aveva detto: padre, sono in peccato mortale, ho sette figli e non li ho mai fatti battezzare. Era successo perché non aveva i soldi per far venire i padrini da lontano, o per pagare la festa, perché doveva sempre lavorare… Le ho proposto di vederci, per parlare di questa cosa. Ci siamo sentiti per telefono, è venuta a trovarmi, mi diceva che non riusciva mai a trovare tutti i padrini e a radunarli insieme… Alla fine le ho detto: facciamo tutto con due padrini soli, in rappresentanza degli altri. Sono venuti tutti qui e dopo una piccola catechesi li ho battezzati nella cappella dell’arcivescovado. Dopo la cerimonia abbiamo fatto un piccolo rinfresco. Una Coca Cola e dei panini. Lei mi ha detto: padre, non posso crederlo, lei mi fa sentire importante… Le ho risposto: ma signora, che c’entro io?, è Gesù che a lei la fa importante». (Intervista a 30 giorni, 2009)
GARAGE «Ai miei sacerdoti ho detto: “Fate tutto quello che dovete, i vostri doveri ministeriali li sapete, prendetevi le vostre responsabilità  e poi lasciate aperta la porta”. I nostri sociologi religiosi ci dicono che l’influsso di una parrocchia è di seicento metri intorno a questa. A Buenos Aires ci sono circa duemila metri tra una parrocchia e l’altra. Ho detto allora ai sacerdoti: “Se potete, affittate un garage e, se trovate qualche laico disposto, che vada! Stia un pò con quella gente, faccia un pò di catechesi e dia pure la comunione se glielo chiedono”. Un parroco mi ha detto: “Ma padre, se facciamo questo la gente poi non viene più in chiesa”. “Ma perché?”, gli ho chiesto, “Adesso vengono a messa?” “No”, ha risposto. E allora! Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l’orizzonte che è di Dio». (intervista a Stefania Falasca di 30 giorni, fine 2007)
GIONA «Giona aveva tutto chiaro. Aveva idee chiare su Dio, idee molto chiare sul bene e sul male. Su quello che Dio fa e su quello che vuole, su quali erano i fedeli all’Alleanza e quali erano invece fuori dall’Alleanza. Aveva la ricetta per essere un buon profeta. Dio irrompe nella sua vita come un torrente. Lo invia a Ninive. Ninive è il simbolo di tutti i separati, i perduti, di tutte le periferie dell’umanità . Di tutti quelli che stanno fuori, lontano. Giona vide che il compito che gli si affidava era solo dire a tutti quegli uomini che le braccia di Dio erano ancora aperte, che la pazienza di Dio era lì e attendeva, per guarirli con il Suo perdono e nutrirli con la Sua tenerezza. Solo per questo Dio lo aveva inviato. Lo mandava a Ninive, ma lui invece scappa dalla parte opposta, verso Tarsis. Quello da cui fuggiva non era tanto Ninive, ma proprio l’amore senza misura di Dio per quegli uomini». (intervista a Stefania Falasca di 30 giorni, fine 2007)
Hà–LDERLIN «Amo le sue poesie». (a Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, nel libro-intervista El Jesuita, 2010)
ITALIA «Mio padre era di Portacomaro (Asti, ndr) e mia madre di Buenos Aires, con sangue piemontese e genovese». (a Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, autori del libro-intervista El Jesuita, del 2010)
LAICI «La loro clericalizzazione è un problema. I preti clericalizzano i laici e i laici ci pregano di essere clericalizzati… È proprio una complicità  peccatrice. E pensare che potrebbe bastare il solo battesimo. Penso a quelle comunità  cristiane del Giappone che erano rimaste senza sacerdoti per più di duecento anni. Quando tornarono i missionari li ritrovarono tutti battezzati, tutti validamente sposati per la Chiesa e tutti i loro defunti avevano avuto un funerale cattolico. La fede era rimasta intatta per i doni di grazia che avevano allietato la vita di questi laici che avevano ricevuto solamente il battesimo e avevano vissuto anche la loro missione apostolica in virtù del solo battesimo. Non si deve aver paura di dipendere solo dalla Sua tenerezza…». (intervista a Stefania Falasca di 30 giorni, fine 2007)
LEBBRA «La cosa peggiore che può accadere nella Chiesa? È quella che Henri De Lubac chiama “mondanità  spirituale”. È il pericolo più grande per la Chiesa, per noi, che siamo nella Chiesa. “È peggiore”, dice De Lubac, “più disastrosa di quella lebbra infame che aveva sfigurato la Sposa diletta al tempo dei papi libertini”. La mondanità  spirituale è mettere al centro sé stessi. È quello che Gesù vede in atto tra i farisei: ” Voi che vi date gloria. Che date gloria a voi stessi, gli uni agli altri”». (intervista a Stefania Falasca di 30 giorni, fine 2007)
MICRO «Per contrastare l’effetto della globalizzazione che ha portato alla chiusura di tante fabbriche e la conseguente miseria e disoccupazione, bisogna promuovere anche una crescita economica dal basso verso l’alto, con la creazione di micro, piccole e medie imprese. Gli aiuti che possono venire dall’estero non devono essere solo di fondi ma tendere a rafforzare la cultura del lavoro della cultura politica». (a Francesca Ambrogetti, La Stampa, 31 dicembre 2001)
NAVICELLA «I teologi antichi dicevano: l’anima è una specie di navicella a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela, per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del vento sono i doni dello Spirito. Senza la Sua spinta, senza la Sua grazia, noi non andiamo avanti. Lo Spirito Santo ci fa entrare nel mistero di Dio e ci salva dal pericolo d’una Chiesa gnostica e dal pericolo di una Chiesa autoreferenziale, portandoci alla missione». (intervista a Stefania Falasca di 30 giorni, fine 2007)
OMOSESSUALI «Non ricorrendo contro la decisione del giudice nel contenzioso amministrativo sul matrimonio di persone dello stesso sesso, ha mancato gravemente al suo dovere di governante e di custode della legge». (Comunicato ufficiale del 26 novembre del 2009 contro il governatore di Buenos Aires Mauricio Macri, reo di non avere fatto ricorso contro la sentenza sul matrimonio gay)
PARANOIA «A una chiesa autoreferenziale succede quel che succede a una persona rinchiusa in sé: si atrofizza fisicamente e mentalmente. Diventa paranoica, autistica». (a Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, autori del libro-intervista El Jesuita, del 2010)
POSTO «”Vi faccio una domanda: la Chiesa è un posto aperto solo per i buoni?” “Nooo!” “C’è posto per i cattivi, anche?” “Sìììì!!!”. “Qui si caccia via qualcuno perché è cattivo? No, al contrario, lo si accoglie con più affetto. E chi ce l’ha insegnato? Ce lo ha insegnato Gesù. Immaginate, dunque, come è paziente il cuore di Dio con ognuno di noi”». (Dialogo tra Bergoglio e la folla di fedeli alla festa di san Cayetano, in un barrio popolare di Buenos Aires, 30 giorni, agosto 2008, durante la festa)
QUADRO «Il mio quadro preferito? La Crocefissione Bianca di Chagall». (a Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, autori del libro-intervista El Jesuita, del 2010)
RASSA NOSTRANA «Drit e sincer, cosa ch’a sun, a smijo: / teste quadre, puls ferm e fìdic san / a parlo poc ma a san cosa ch’a diso / bele ch’a marcio adasi, a van luntan /
Sarajé, mà¼radur e sternighin, / minà¶r e campagnin, sarun e fré: / s’a-j pias gargarisé quaic buta ed vin, / j’é gnà¼n ch’a-j bagna el nas per travajé. / Gent ch’a mercanda nen temp e sà¼dur: / – rassa nostrana libera e testarda – / tà¼t el mund a cunoss ch’i ch’a sun lur / e, quand ch’a passo … tà¼t el mund a-j guarda…». («Razza nostrana», poesia in dialetto piemontese di Nino Costa che il nuovo papa si picca di saper recitare a memoria, in omaggio ai genitori di origine piemontese)
SIGNORE «Il Manzoni diceva: “Non ho mai trovato che il Signore abbia cominciato miracolo senza finirlo bene”». (a Francesca Ambrogetti, La Stampa, 31 dicembre 2001)
TANGO «Mi piace molto il tango e da giovane lo ballavo». (a Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, autori del libro-intervista El Jesuita, del 2010)
TRADIZIONALISTI «Paradossalmente (…) proprio se si è fedeli si cambia. Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà  è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita. Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele». (intervista a Stefania Falasca di 30 giorni, fine 2007)
VERITà€ «La verità  è che sono un peccatore che la misericordia di Dio ha amato in una maniera privilegiata… Errori ne ho commessi a non finire. Errori e peccati». (a Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, autori del libro-intervista El Jesuita, del 2010)


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