by Sergio Segio | 18 Marzo 2013 7:52
Li hanno proprio fatti sparire, certi commenti. Ci sono le prove.
Ma andiamo con ordine, perché la Rete, Web, Internet, è ancora per molti un mondo pieno di ombre, di mistero.
Ricostruiamo allora fatti, circostanze, cronologie.
E partiamo dalle 23.02 di sabato. Da quando Grillo pubblica sul suo blog, e in automatico anche su Twitter e su Facebook, il commento a quanto è accaduto poche ore prima al Senato, dove una dozzina di suoi parlamentari ha votato a favore di Pietro Grasso, consentendone l’elezione a presidente.
L’ordine di Grillo e Casaleggio, fatto pervenire al capogruppo Vito Crimi, era stato esplicito: «Votate scheda bianca». Crimi però non riesce a convincere i suoi, che decidono secondo coscienza. Un atto sorprendente, inatteso, con dentro un mucchio di cose: ribellione, libertà di pensiero, autonomia di voto, appoggio esplicito al Pd.
Grillo si prende giusto il tempo di riordinare le idee, poi va giù durissimo. Il succo del suo messaggio è questo: il voto segreto non ha senso, non permette trasparenza, e per questo voglio che ciascun senatore dichiari per chi ha votato; nel codice di «comportamento» del M5S è scritto che le votazioni in aula si decidono a maggioranza, è un obbligo, e chi si è sottratto a quest’obbligo, spero ne tragga le dovute conseguenze, e si dimetta.
È più di un commento: è un colpo di frusta.
Nella notte e finché non albeggia su domenica, e poi anche durante la mattinata, i militanti del Movimento leggono e, sul blog del comico genovese, dopo aver letto, aggiungono il loro parere. Alle 14, per capirci, siamo a oltre 7.500 interventi. Una roba pazzesca. Che, però, non è per Grillo la solita sinfonia di consensi ed evviva. Proprio no.
La maggior parte dei militanti sono infatti assai critici con i toni usati da Grillo. L’idea di aver contribuito ad eleggere una personalità come Grasso è piaciuta a tanti; molti suggeriscono che adesso il M5S debba partecipare alla nascita di un governo solido; coloro che condannano i parlamentari dissidenti sono la minoranza, anche se resiste — ovviamente — un robusto zoccolo duro che approva l’intransigenza del leader.
Fin qui, ci sarebbe già molto materiale su cui riflettere. Ma, ad un certo punto, a metà mattina, succede qualcosa di strano.
Sparisce il commento di un certo Ferdinand Bardamu (pseudonimo ispirato alla figura dell’antieroe inventata da Louis Ferdinand Céline) che, fino a quel momento, era stato il commento che aveva raccolto il maggior numero di preferenze, 250 (sui blog, funziona così: se quello che leggi ti piace, non solo puoi commentarlo a tua volta, ma puoi anche semplicemente cliccare e dire che lo apprezzi).
Cosa diceva il commento di Ferdinand Bardamu?
Leggete qui (su Internet, scrivere usando lettere maiuscole equivale a lanciare un allarme): «Questo movimento per cui ho votato alle ultime elezioni NON MI RAPPRESENTA PIU’. Questo ultimo post rivela la SVOLTA AUTORITARIA del M5S. SE, TRA GRASSO E SCHIFANI, per i deliri di onnipotenza di GRILLO E CASALEGGIO e PER IL VERGOGNOSO CALCOLO DEL “TANTO PEGGIO TANTO MEGLIO” caldeggiato dai pazzi e dai fanatici che ormai qua sono la maggioranza, il movimento avesse permesso l’ELEZIONE DI SCHIFANI, allora davvero nulla avrebbe più senso. INVITO I SENATORI DEL M5S che hanno AVUTO IL CORAGGIO E LA SERIETA’ DI RIBELLARSI ai diktat vergognosi di GRILLO e ai SUOI DELIRI DI ONNIPOTENZA, a TENERE DURO».
Sparito.
Molto duro, molto apprezzato, questo commento: ma sparito.
Se ne accorge Dario Raimo, da Napoli, che scrive: «Censura sul blog? Vogliamo sapere! Uno vale uno ma chi detiene il blog (cioè Grillo) quanto vale?». E poi: «È successo un fatto estremamente grave che esprime il vero volto di chi detiene questo blog… stamattina, il commento più votato era questo… ma è stato rimosso».
Alle 13.27, interviene anche Marco B. «Complimenti Grillo per la tua serietà a dire grandi ed enormi cazzate. La smetti di pubblicare cialtronaggini? La gente vuole risposte. Ah, mi raccomando… non eliminare i post a te scomodi come hai già fatto».
Il mistero è autentico. E, di ora in ora, si infittisce. Alle ore 14, infatti, sul blog di Grillo sono accessibili 21 pagine di commenti, e considerato che ciascuna ne contiene 250, siamo a 5.250: ma se il totale dei commenti era di oltre 7.500, al saldo ne mancano almeno 2.000. Erano ostili, critici, polemici? Sono stati cancellati come quello di Ferdinand Bardamu?
Beppe Grillo prova a cambiare discorso.
E sul suo blog pubblica una nuova riflessione: stavolta affronta il tema del Quirinale. Titola: «D’Alema presidente della Repubblica?». Le ultime tre righe sono pesanti: «La candidatura di D’Alema — scrive il comico genovese — sarebbe irricevibile dall’opinione pubblica. Un fiammifero in un pagliaio. Il Paese non reggerebbe a sette anni di inciucio».
Ma cosa fanno i militanti? Restano sulla vecchia polemica.
Marco Blasi, ore 14.56: «Chi credi di essere? Hai inventato il M5S, e allora? Siamo noi ad aver votato. Non puoi dettare legge!». Marta Losi, 14.57: «Sei grande, Beppe. Avanti così contro i traditori». Filippo Cannizzaro, ore 14.59: «Beppe, lasciali lavorare. C’è bisogno di un governo. Non puoi sempre stare alla finestra».
C’è un clima pesante, ci sono toni, ci sono parole e ragionamenti che mai s’erano letti finora su quel blog (e non è una sensazione esclusiva, perché potete andare a verificare anche voi, e farvi un’idea).
Non basta: l’ondata di dissenso monta pure su Facebook e su Twitter.
Su Face, sotto il post in cui Grillo bacchettava i suoi senatori dissidenti, ci sono 13.358 «mi piace», ma anche 16.986 «commenti».
In successione. Annamaria Savo: «Ai senatori del M5S, grazie! E ora avanti, ci serve un governo». Lui Luigi: «Beppe Bravo, via chi tradisce gli elettori». Alessandra Estatico: «Forse invece di seguitare a sbraitare… dovresti pensare al Paese». Fededanyritamarco Bua: «Sono una grillina. Penso che Grasso sia una brava persona».
Su Twitter, Grillo è «seguito» da 1.102.650 persone. E però, anche qui, il consenso non è più bulgaro, le critiche si susseguono, il dubbio s’insinua, e c’è @Johnny Palomba che scrive: «Grillo, arimettete er cappuccio».
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