Squinzi: ora un governo e lo Stato paghi le imprese

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Per questo il leader degli imprenditori chiede a gran voce un governo: «Mi auguro che alla fine il buon senso prevalga. Serve un governo che sia capace di governare, possibilmente stabile, che metta al centro della sua azione, anche prima di qualsiasi intervento politico o istituzionale, l’attenzione all’economia reale». Confindustria chiede infatti al nuovo esecutivo «una terapia d’urto per rilanciare l’economia italiana nei primi cento giorni». Un tentativo disperato di invertire la rotta, visto che, aggiunge Squinzi, «purtroppo le analisi economiche mostrano che ci si deve aspettare una ripresa solo nella seconda parte dell’anno e che questo primo semestre sarà  ancora bruttissimo, con consumi in calo verticale». Il Pil, del resto, sottolinea il presidente, dal 2007 a oggi ha perso 8 punti e il 25% dei volumi di produzione, «la situazione è drammatica».
È indispensabile, secondo Squinzi, che lo Stato sblocchi i 71 miliardi di euro di crediti vantati dalle imprese fornitrici della pubblica amministrazione: «48 dovrebbero essere subito saldati, per far ripartire gli investimenti». Inoltre, dice il capo della Confindustria, ci vorrebbe «una moratoria su Basilea 3», cioè i nuovi vincoli imposti alle banche europee per evitare una nuova crisi finanziaria, ma che di fatto rendono più complicata l’erogazione dei prestiti alle aziende. La sospensione è necessaria perché, aggiunge Squinzi, «per l’Europa e in modo particolare per l’Italia applicare Basilea 3 sarebbe un suicidio economico».
Il leader degli imprenditori non ha quindi risparmiato qualche frecciata al Movimento 5 stelle: «Ha raccolto voti di persone che erano scontente. Alcuni punti sono anche condivisibili, come il taglio dei costi della politica, dello Stato e la semplificazione. Ma non sono assolutamente d’accordo con l’idea della decrescita felice». Per non parlare dell’ipotesi di uscire dall’euro: «Sarebbe una catastrofe e comporterebbe un calo del nostro prodotto interno lordo del 30-40%». Infine, una battuta sulla Fiat, uscita da Confindustria un anno e mezzo fa: «Non so se riterrà  di rientrare. Con Marchionne ho avuto rapporti amichevoli, mi sembra un grande imprenditore, vedremo».


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India: resiste la “farmacia dei poveri”

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  Foto: Economist.com

Lo scorso novembre la Corte di appello indiana aveva revocato il brevetto su un farmaco per curare l’epatite C della svizzera Roche, sfidando il suo monopolio su questa terapia. Pochi mesi più tardi il 5 marzo, sempre in India, la tedesca Bayer perdeva un ricorso contro la versione low cost di un altro costoso farmaco anti cancro, il Nexavar, prodotto dall’indiana Natco Pharma perché “non era accessibile alla maggior parte dei malati”.

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